LE LUPE, di Pierre Boileau – Thomas Narcejac (Adelphi – luglio 2024)
Le Lupe è un romanzo dalle molte atmosfere, quella del mistero, quella dell’intrigo, quella delle relazioni amorose, vissute da personaggi che diventano via via più numerosi e dei quali, lentamente, ma incessantemente, si svelano caratteri e intenzioni.
All’inizio Bernard e Germain viaggiano nascosti su un treno: sono evasi da uno stalag, un campo di prigionia, durante la seconda guerra mondiale, con l’intento di raggiungere Lione e, qui, la casa di Hélène, la c.d. “madrina” di Bernard, che intratteneva con lui una fitta corrispondenza durante la detenzione. L’uomo quindi decide di raggiungerla, si è innamorato di questa donna, di fatto mai incontrata, vista solo in foto, ma che rappresenta tutto il possibile. Tuttavia non concepisce di lasciare lo stalag senza Gervais, il suo amico, colto, raffinato, musicista, ma la guerra livella tutti e quindi Bernard e Gervais si confondono, si fondono, spariscono …. Hélène, che vive con la sorella Agnès, accoglierà il suo uomo senza realmente sapere chi egli sia e da questo momento le lupe entrano in azione: donne che ammaliano, seducono, spiano, imbrogliano, stupiscono, giocano …
La maggior parte della storia si svolge al chiuso, all’interno di case cupe, sprangate, con poca luce, simboli di un mondo che non c’è, di un territorio in cui tempo e spazio hanno dimensioni a sé stanti, proprio come in un campo di prigionia. Predominano le ombre, i cieli scuri, la pioggia, in un richiamo continuo di segreti, accenni, reciproco osservarsi con scarsa fiducia. L’apparenza è quella di un microcosmo di persone che convivono, la realtà è fatta di menzogna. Alla fine non ci saranno trionfatori scaltri, ma solo individui sopraffatti dall’avidità, o dalla disperazione. Solo Agnès sembra realmente animata da un sentimento di protezione, mette in guardia, è innamorata, si concede, ma questo non sarà sufficiente ad assicurarle la felicità.
Quanto di tutto questo, talvolta, ci appartiene? Quanto molti sanno essere ambigui, apparentemente carezzevoli ma anche capaci di concepire l’inganno? Di manipolare, mentire, artefare, intrufolarsi dove non compete loro? E tutto questo solo per scoprire che alla fine nessuno vince.
“…senza volerlo, avevo realizzato un mio vecchio sogno: non essere più nessuno. Ero vivo e al tempo stesso non lo ero…”: che illusione! Non si può essere nessuno. O si è sé stessi, o si interpreta un ruolo o, peggio, sono gli altri ad attribuircelo. Non esiste una via fuga. Non si può evadere.
Buona lettura
Recensione di Flavia Mottola
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