LE MADRI NON DORMONO MAI, di Lorenzo Marone (Einaudi – maggio 2022)
Recensione 1
“Diego non poteva capire che per sua madre, e per quelli come lei, la pace non pretendeva bellezza, non era da ricercare, era da afferrare con forza, era uno spazio piccolissimo, un pertugio, la sigaretta che toglie per un attimo dai brutti pensieri, la sera che t’obbliga finalmente alla resa e ti fa stare nel tempo da spettatore; era uno scippo alla giornata, alle bestemmie e alle preghiere, lo sfregio alle ansie.”
Imparai ad amare i romanzi di Lorenzo Marone con “La tentazione di essere felici“.
Già allora la sua capacità introspettiva, la sensibilità e l’attenzione verso ogni sfumatura dell’animo umano, mi erano apparse fuori dal comune.
Ebbene, quest’ultimo libro “Le madri non dormono mai, è, secondo me, il suo romanzo della maturità.
“Le madri non dormono mai” è una stretta al cuore dalla prima all’ultima pagina.
Mi ha tenuta incollata per giorni e ancora adesso che l’ho terminato sento di dover tenere vicino la mia copia per poterne rileggere i passaggi che mi hanno segnato maggiormente.
Ma “le madri non dormono mai” non è solo una matrioska, magistralmente costruita, di storie sbagliate e di vite perdute che chiedono aiuto e magari un po’ di pietà.
È una denuncia tracciata a denti stretti, tra pagine intrise di sofferenza, ingiustizie e indifferenza.
È la fotografia di un sistema perfettibile, in cui la fallibilità della rigida legge – che spesso si riduce, nell’applicazione della pena, ad un mero calcolo – comporta irrimediabilmente il fallimento del sistema stesso – seppure pensato con le migliori intenzioni – e, pur non volendo, getta nel baratro l’esistenza di innocenti già perduti alla nascita.
Io, dentro queste vite, mi sono persa.
E addentrandomi nelle sventure altrui ripensavo ai miei dolori, ma con altro cuore.
In fondo, senza meriti nasciamo non solo dalla parte giusta del mondo, ma anche nella casa giusta. Eppure, nel dolore ci assomigliamo tutti. Solo, ciascuno lo affronta con gli strumenti che la vita gli ha fornito.
Il vero punto di rottura, ciò che scuote le coscienze e toglie il sonno, sono bambini, prigionieri senza colpa, condannati dalla vita ad esistenze infelici, che nell’ICAM trovano rifugio, non pena ma beneficio, tutela e protezione alla loro esistenza. L’infanzia loro negata, lo smarrimento sul volto, sono pulcini che spizzicano piccoli bocconi di felicità nella miseria e la moltiplicano, donandola addirittura alle loro madri dal cuore mutilato, donne piegate dalla vita, depredate di ogni diritto, incapaci di scoprirsi deboli, belve impaurite ma comunque fiere, senza via d’uscita.
È stato come guardare un film di cui non vorresti scoprire il finale.
E nel cercare parole giuste per raccontarvi questa storia, mi arrendo. Capisco che le parole giuste sono tutte là dentro.
Dovete solo leggerlo.
Recensione di Paola Greco
Recensione 2
Recensione di Lucrezia Centonze
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Presente nelle 5 recensioni più cliccate a luglio 2022
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