LE RIBELLIONI, di Yolaine Destremau
Tre racconti nei quali l’autrice analizza il concetto di “radici”, di “senso di appartenenza” alla luce delle diverse situazioni proposte dai cambiamenti della società odierna: nel primo, ambientato negli anni Ottanta, una ragazza inquieta tormentata da un amore impossibile vaga per il mondo cercando un posto che le appartenga davvero; nel secondo, ambientato negli anni 50, una donna ossessionata dall’idea di ritrovare il padre – scomparso da quasi trent’anni anni – manda all’aria il suo matrimonio, impegnata nel suo folle viaggio “a ritroso”; nel terzo una giovane francese di origini libanesi sconvolge le amiche decidendo di rinunciare alle libertà occidentali e di riprendere usi e costumi ancestrali compresa la conversione a un Islam radicale e soffocante.
Radici tagliate, radici che desiderano un luogo in cui affondare, radici rinnegate: in tutti i racconti il tema è visto da angolazioni diverse ma la conclusione è sempre che, se non sai da dove vieni, non riesci a capire dove vai; lettura caratterizzata da una scrittura fluida e di rara eleganza, un vero piacere per la mente, Le ribellioni è un libro davvero interessante: la scelta del racconto lascia un po’ di amaro in bocca, perché ognuna di queste storie avrebbe potuto – per me – essere sviluppata in un romanzo, ma anche così rimane un raffinato esempio di libro di nicchia da premiare per l’ottima confezione e gli spunti di riflessione che offre.
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