RINASCIMENTO PRIVATO, di Maria Bellonci
LA MIA PERSONALE TERZA STREGA – LA MAMMA DI TUTTE LE STREGHE
“Che cosa è il tempo, e perché deve considerarsi passato? Fino a quando viviamo esiste un solo tempo, il presente.”
E’ Isabella d’Este che parla a sé stessa e a noi, a Mantova, nel 1533 nella sua Stanza degli Orologi.
Sembra di vederla…al suo scrittoio, con i candelabri accesi che rifulgono, mentre pensa a come e da dove iniziare a raccontarci la sua vita.
E’ sola, con i suoi cento orologi che sgranano battiti diversi in diversi timbri.
“Perché solo una sosta nel luogo interiore che appartiene al nostro regno inviolato ha il potere di restaurarci”
Rinascimento Privato è indubbiamente un romanzo storico, ma non il solito romanzo storico.
Ne ho letti molti, sullo stesso periodo e sullo stesso grandioso personaggio.
Nessuno neanche lontanamente si è avvicinato alla straordinaria profondità di quest’opera di Maria Bellonci che le è valsa il Premio Strega nel 1986, Premio da lei fondato insieme al marito nel 1947.
Maria Bellonci è la mamma di tutte le Streghe!
Non rischio di spoilerare nulla, la storia è risaputa, si studia a scuola ma in questo libro la Storia si unisce e si intreccia alla storia di una vita.
E’ Isabella la vera regina incontrastata del libro, lei ne è il centro, ragione, cuore e anima.
Attraverso le sue parole viviamo il Rinascimento del nostro Paese e il suo rinascimento privato, quello di una donna moderna, capace di farsi rispettare in un mondo prevalentemente maschile, una donna di straordinaria intelligenza e arguzia, una donna passionale, una studiosa, una mecenate, una politica, una diplomatica, una moglie devota e una madre amorevole.
Una donna profondamente legata alle due città della sua vita: Ferrara che le ha dato i natali e Mantova che l’ha incoronata agli occhi del mondo come la donna più influente di quel periodo.
Ma Isabella non è rappresentatrice solo di sé stessa, assume in sé il bello e il brutto del suo tempo con un’umanità commovente.
E allora mi sono ritrovata seduta vicina a lei mentre Ariosto le recita le prime strofe dell’Orlando Furioso, ho visto Mantegna passeggiare tra le sale del palazzo di Mantova e Raffaello per le vie di Roma. Ho ascoltato Macchiavelli lodare la sua forza e la sua altezza d’animo, lei, naturalmente predisposta al comando.
Leggere Rinascimento Privato è stato come essere con Isabella, è stato come essere Isabella.
La potenza e la profondità di questo testo sta, a mio parere, proprio nella voce della protagonista, che muta, cambia, si modifica, rielabora ogni avvenimento attraverso i ricordi e la memoria, mostrandoci la sua sapienza, fragilità, astuzia e passione.
“La mia natura è tale che preferisco una calda angoscia ad una frigida pace”
Ma dove finisce Isabella e inizia Maria?
Che Isabella sia stata storicamente una figura di spicco è indubbio ma in Rinascimento Privato assume i colori della scrittrice che le ha ridato vita attraverso un minuzioso lavoro di ricerca durato 20 anni.
Ma la Bellonci non ha semplicemente scritto di Isabella, Maria non ha cercato Isabella solo nei documenti storici, Maria ha cercato Isabella anche dentro di sé e ce l’ha donata come un personaggio a tutto tondo, energica, determinata e piena di iniziativa.
In anni difficili, in un quadro funesto di violenza e disfatte, Isabella sente il bisogno di vera Bellezza e allora trasforma la sua corte in un cenacolo d’arte, luogo di ritrovo di filosofi, studiosi, letterati, pittori.
Esattamente quello che ha realizzato Maria, animatrice della cultura italiana, con i suoi Amici della Domenica, con i quali affronta i periodi più bui della Resistenza.
Due femminili permeati non di animosità ma di grazia e di fragile e tenace dedizione.
“Mi osservavo: procedevo su due linee parallele, una attentissima e vigilata, l’altra focosa e tutto dolore affannato erompente dal profondo dell’animo.”
Ma Isabella è anche piena di dubbi, insicurezze, passioni sopite, debolezze che ci ha svelato in qui momenti di raccoglimento nella Stanza degli Orologi.
La sua debolezza più grande, ma forse anche la sua forza, sta in 12 lettere scritte in 30 lunghi anni da un uomo, Robert de la Pole, che sta ai margini della storia, che copre vuoti storici, che ci parla di fatti e persone che Isabella non avrebbe potuto conoscere e vivere personalmente. Robert trova un varco nella sua anima e fa breccia, svelandoci la parte più passionale e intima di Isabella, pur avendola incontrata solo in due occasioni.
“Esisteva in me qualche cosa che nessuno avrebbe mai conosciuto se no quello straniero nella lievitazione della sua fantasia: esisteva, intuito da Robert de la Pole, uno spazio mio segretissimo estraneo a tutti i miei, compreso Francesco, compresa Elisabetta, nel quale entravo alzando una bandiera di umore selvaggio”
Roberto è il mistero ambiguo e ineffabile.
Robert è il mondo cavalleresco ed epistolare dell’amor cortese.
La sua scrittura è elegante, opulenta, “ornata”, come le corti che descrive.
Robert “è il segreto che tutte le donne forse vorrebbero avere…”
“Da parte mia io Vi ringrazio di avermi fatto percepire che cosa può essere un intelletto femminile indipendente in sé, pur accettando tutti i legami con la vita terrena”
Maria e Isabella, donne che hanno intelletto d’amore!
Buona lettura
Di Cristina Costa
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