LEGAMI Eshkol Nevo

LEGAMI, di Eshkol Nevo  (Einaudi – maggio 2024)

Vi è mai capitato che parlare di qualcuno o di qualcosa vi creasse disagio? Un disagio, o un imbarazzo, derivanti dal fatto che una persona, una situazione, un argomento rivestano una tale rilevanza, tocchino corde così intime e personali da suscitare quasi un timore. A me era già successo con quanto Nevo scrive, ed è ricapitato con i racconti di questa meravigliosa raccolta.

All’interno di ognuno ho ritrovato pezzi di me, frasi, sentimenti, dettagli.

Ovviamente, trattandosi di racconti non posso descrivere una trama, ma posso provare a dire quali fili li uniscono: quello del tempo, che trascorre e porta via occasioni e affetti, oppure che trascorre e dona nuove possibilità; quello della pazienza, e dell’attesa, dell’importanza di saper prendere il tempo utile per riflettere, per decidere e per agire; quello dei rapporti, familiari, sentimentali, di amicizia, raccontati nelle sfaccettature del dolore, della felicità, del sesso, di quello che si perde e di quello che si trova; quello della musica, che talvolta accompagna ciò che viviamo e regala uno sfondo al quale basterà ripensare per rievocare ricordi; quello dei sentimenti, che sono milioni, perché cambiano, evolvono, si perdono, rinascono, stanno con noi, poi non più, lasciano il posto ad altro ma in qualche maniera incidono sempre il nostro essere, ci formano, ci deludono, ci fanno ridere, ci fanno piangere (anche molto), ci riempiono a volte sino al punto che il cuore che hai sembra non bastare, allora forse è meglio fare un passo indietro …

Per me in questi racconti c’è tutto questo, e anche altro.

Alcuni sono stati uno schiaffo. In “Ogni cosa è fragile” c’è una pagina meravigliosa su quello che una figlia riesce a dire al padre solo il giorno in cui, purtroppo, lui non c’è più: vomita fuori il suo essersi sentita sola, mai gratificata, poco accudita, ma nello stesso tempo lo ringrazia con un calore commovente per essere rimasto accanto ai figli con costanza, forse con circospezione, ma con un amore smisurato che sarebbe stato facile disperdere altrove; in “Come l’acqua” si parla di una relazione deflagrante, forse impossibile, e Nevo racconta dettagli vividi al punto di avere la sensazione fisica di essere afferrati e trascinati dentro la storia, e quando sei lì non puoi che soffrire, gioire, farti domande ….

Alcuni racconti mi hanno disturbata, altri -come sempre- mi hanno fatto sentire in compagnia.

Ho ascoltato Nevo parlare di questo suo libro al festival letterario di Mestre e, tra le decine di cose meravigliose che ha raccontato, c’è stato un momento in cui si è soffermato sul suo compito di scrittore, che è per l’appunto quello di tessere fili di connessione con chi legge. E quando riesci ad afferrare il capo del filo, lasciarlo è impossibile.

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