LEGGERE LOLITA A TEHERAN, di Azar Nafisi (Adelphi)
Recensione 1
“Ciò che cerchiamo nella letteratura non è la realtà, ma un’epifania della verità”
Questa frase è nella prima pagina di questo libro e ne racchiude secondo me tutto il senso.
Azar Nafisi è una docente universitaria di Teheran, che ora vive negli Stati Uniti.
In questo libro racconta la sua personale battaglia al regime integralista e dittatoriale iraniano, nei due decenni successivi alla Rivoluzione di Khomeini.
Nafisi urla il suo NO! alle discriminazioni, alla violenza sulle donne, ai soprusi, alla negazione delle libertà individuali, attraverso la letteratura: lei, vera protagonista del libro.
Trasforma il suo soggiorno in un regno di libertà assoluta.
“Un vero paese delle meraviglie”
Insieme a sette sue studentesse, seduta intorno ad un tavolino, entra ed esce dai romanzi scoprendo “come il banale ciottolo della vita quotidiana, se guardato attraverso l’occhio magico della letteratura, possa trasformarsi in pietra preziosa.”
Sceglie diversi romanzi, tra quelli banditi dal regime, dei vari capolavori dell’immaginazione, e con loro aiuta sé stessa e le sue studentesse a sopravvivere in un contesto opprimente.
E così, anche in un periodo disperato, il salotto di Nafisi, da piccolo spiraglio diventa una grande occasione di libertà.
In quelle poche ore, tutte si sentono libere di confessare gioie e dolori, inibizioni e debolezze.
In quel salotto fuori dal tempo e dallo spazio, si spogliano di tutte le responsabilità verso gli altri, genitori, parenti, amici, mariti.
Per una volta possono vedere le cose con i loro occhi e non con quelli degli altri.
Nafisi chiede aiuto ai libri perché sono l’unico rifugio che conosce, ciò di cui lei stessa ha bisogno per sopravvivere, per proteggere una parte di sé che in quel periodo particolare sentiva sempre più in pericolo.
E allora si rivolge a Nabokov, Fitzgerald, James e la Austen.
A loro chiede una via di fuga, un varco, un’epifania della verità.
Nafisi attraverso Lolita e Humbert prova a spiegare il totalitarismo; con Gatsby affronta la realizzazione dei propri sogni che sfocia in ossessione e autodistruzione; con Daisy Miller e Orgoglio e pregiudizio mette al centro di tutto l’individuo e il diritto di scelta.
Diventa una sorta di Sharazade che centra il suo mondo non sulla forza fisica ma sulla fantasia e la riflessione.
Ho condiviso con lei la sua concezione di romanzo, l’esperienza sensoriale di un altro mondo…
“E’ entrarci, trattenere il respiro, insieme ai personaggi, lasciarsi coinvolgere dal loro destino, identificarsi con loro per arrivare al cuore del libro. Il romanzo è qualcosa da inalare, da tenere nei polmoni”…per iniziare a respirare!!
“La mia fantasia ricorrente è che nella Carta dei Diritti dell’Uomo venga aggiunta la voce: diritto all’immaginazione”
Buona lettura!
Ecco qua un libro la cui lettura mi ha molto impegnato: “Leggere Lolita a Teheran” mi ha aperto lo sguardo- in questo momento in cui tutti sappiamo cosa sta accadendo in Iran e quale repressione selvaggia stia colpendo quella popolazione- su uno spaccato della storia di quel paese raccontato da una persona che quel periodo l’ha vissuto sulla propria pelle di donna, mortificata dalla privazione di quegli spazi di libertà prima concessi a tutti, donne comprese, e che invece ha visto la propria vita violentata dalla imposizione del velo, dagli spazi separati tra uomini e donne, dall’obbligo di non andare in giro con uomini che non siano mariti o fratelli, dalle punizioni inflitte per una minima presunta inadeguatezza ai dettami della rivoluzione islamica.
Ma è anche il racconto di come le donne siano riuscite a trovare, nonostante tutto, alcuni spazi in cui sentirsi libere, durante il seminario semiclandestino organizzato dalla protagonista, insegnante di letteratura inglese, in cui potevano liberarsi dei veli e del chador, ed in cui, bevendo caffè e tè e mangiando pasticcini, leggevano e discutevano su libri considerati immorali e proibiti dall’ottuso regime in cui si erano trovate a vivere. E questa era l’occasione anche di parlare, seppure con timidezza di se stesse, delle proprie paure e dei problemi che le affliggevano.
Questa descrizione del periodo iniziale della cosiddetta rivoluzione islamica e delle ricadute sulla vita delle donne è la parte del libro che mi ha particolarmente colpita, mentre ho trovato un po’ pesante la parte in cui l’autrice riporta le discussioni sui libri letti e sui loro autori, non solo Lolita di Nabukov ma anche Orgoglio e pregiudizio della Austen, Il grande Gatsby di Fitzgerald e Daisy Miller di James, libri che ho letto tantissimi anni fa e che per certi versi mi è venuta voglia di rileggere, anche se non credo che lo farò, almeno per ora.
Tuttavia ho apprezzato il senso di questa parte più letteraria, e forse anche un tantino auto celebrativa, che l’autrice condensa nella frase “La mia fantasia ricorrente è che alla Carta dei Diritti dell’ Uomo venga aggiunta la voce: diritto all’immaginazione”. Ed è proprio questo diritto all’immaginazione che i regimi totalitari temono ed è il motivo per cui la censura li caratterizza come strumento di condizionamento del pensiero libero: infatti la lettura, strumento fondamentale per la crescita culturale e personale di ogni essere umano, fa nascere spontanee le domande su chi sei e dove vivi, ti fa sognare altri mondi, ti fa riflettere sulla bontà o meno della realtà in cui si vive, e così tutto questo diventa pericoloso per questi regimi, che amano invece il pensiero unico.
Recensione di Ale Fortebraccio
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