L’ENIGMA DEL TURCO, di Stefano Cassini (Leone)
Ciao a tutti. Dopo lunghissima assenza dovuta a millemila impegni lavorativi, torno (spero) ad essere un po’ più operativo sul gruppo, e oggi vi parlo di questo libro.
L’ho preso qualche settimana fa durante una visita alla Feltrinelli, e c’era l’autore che lo stava presentando. Abbiamo avuto modo di parlare e l’ho trovato una persona estremamente gentile e disponibile. Considerando il fatto che la storia viene ambientata in Italia (ultimamente sono un po’ stanco di brughiera inglese e metropoli americane), e che sono dell’idea di dare una possibilità agli autori che spesso non hanno visibilità perché non sono influencer, attori o figli di politici, ho comprato i suoi lavori. C’è, in effetti, un seguito, “Un cesto di mirtilli rossi”, di cui vi parlerò più avanti.
Oggi mi occupo di questo, che è l’esordio, e l’introduzione della saga del Commissario Gabriele Poli.
Il libro è, perlomeno per i miei standard, davvero molto sottile: circa 150 pagine, che si leggono senza alcuna fatica in poche ore. La scrittura è molto particolare: l’autore, che come me non è giovanissimo, ha un modo di esprimersi molto particolare, e, sostanzialmente, dialoga con il lettore con un continuo abbattimento della quarta parete. Sul punto, sicuramente controverso, si potrebbe aprire un ampio dibattito, perché o si ama, o si odia: personalmente, a me piace molto (d’altra parte io amavo molto Magnum P.I. proprio perché lui spesso parlava con gli spettatori).
La storia, ambientata nella bellissima Val di Fiemme, inizia con un cadavere (che non è turco) ritrovato da alcuni escursionisti, e che naturalmente solleva un gran clamore in una località che non è certo ai primi posti della classifica omicidi per abitante.
Il caso viene seguito dai Carabinieri di zona, ma “il nostro eroe”, come viene talvolta chiamato Gabriele Poli, Commissario da poco ivi trasferito, collabora con i vecchi amici nel compito di sbrogliare la matassa.
Nonostante la tematica dell’omicidio, è un libro per tutti. La narrazione è elegante in un modo al quale siamo poco abituati, non vengono raccontate scene raccapriccianti, e l’azione scorre placida senza eccessi di adrenalina, ma senza nemmeno annoiare per questo. Potrei dire che è un “giallo” per rilassarsi, visitando virtualmente i meravigliosi luoghi in cui è ambientato.
Sforo anch’io la quarta parete: «So cosa state pensando: cosa c’entra un turco con la Val di Fiemme?». Ecco, per avere la risposta, vi toccherà leggere la storia.
Come detto, libro piccolo e comodo, si legge velocemente e facilmente, ma soprattutto piacevolmente.
Recensione di Mitia Bertani
L’ENIGMA DEL TURCO Stefano Cassini
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