LENINGRADO Giuseppe Tornatore Massimo De Rita

LENINGRADO, di Giuseppe Tornatore Massimo De Rita  (Sellerio – maggio 2023)

Secondo i calcoli di Adolf Hitler, che aveva già fissato i festeggiamenti per la capitolazione all’Hotel Astoria di Leningrado per il 9 agosto 1942, in tre mesi sarebbero stati tutti sterminati. E invece hanno resistito tre anni, anche se le scorte di viveri della città isolata bastavano per soli 30 giorni. Questa vicenda è più che mai attuale, una grandiosa metafora della contemporaneità”.

Forse il più lungo lavoro del regista Giuseppe Tornatore è un film inesistente. “Leningrado” di cui si può leggere la sceneggiatura che mostra tutto l’impegno profuso dallo stesso nel ricercare, minuziosamente, tutto quello che successe durante l’assedio della città da parte dei nazisti. Perché un “film inesistente”? Perché i vari possibili investitori sono rimasti si affascinati dalla sua sceneggiatura ma “frenati” dall’impossibile costo che avrebbe o avrebbe avuto realizzarlo. Leggere la sceneggiatura è immaginare come sarebbe stato il film: bello e grandioso. Tutti sappiamo di Leningrado e della sua difesa, ma pochi sanno che Hitler aveva deciso di prenderla senza spreco di armamenti, letteralmente per fame, in tre mesi di assedio secondo i calcoli dei suoi esperti nutrizionisti. E invece gli abitanti sopravvissero per tre anni vittoriosamente.

 

 

L’assedio di Leningrado viene raccontato senza censure durante i suoi lunghi mesi di assedio e orrore: il cannibalismo e il sacrificio dei figli più deboli per destinare il cibo ai più forti, il feroce rigore dei controlli degli apparati di sicurezza. Il regista ha impiegato quasi cinque anni in viaggi, indagini, ricerche d’archivio, incontri, interviste con testimoni, per poter dare vita a questo film. All’interno della cronaca dell’assedio si muovono, come in una tragedia, i personaggi di invenzione: Vera violoncellista, il marito Michajl fotografo e i loro bambini, Nina e Vadim. Attorno a Vera e alla sua famiglia altre figure, i nonni, i vicini di casa, i soldati, i cadaveri, tra meschinerie e sotterfugi per tirare avanti ancora un giorno. Il libro non è solo questo perché il regista ricostruisce ,in un’ampia nota, le peripezie che hanno segnato i tentativi di produzione fin dai primi momenti. Uno spaccato sull’industria del cinema che ti incuriosisce e ti affascina e che mette in evidenza quanto lavoro e difficoltà ci siano dietro un film che lo spettatore vedrà al cinema in meno di due ore.

 

Recensione di Lidia Campanile

 

LENINGRADO Giuseppe Tornatore Massimo De Rita

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