L’ESTATE ALLA FINE DEL SECOLO Fabio Geda

L’ESTATE ALLA FINE DEL SECOLO, di Fabio Geda (Einaudi)

Ho letto un libro bellissimo:

L’estate alla fine del secolo di Fabio Geda.

Come mi capita sempre, al termine di un libro bellissimo, ho l’impressione di averlo letto troppo velocemente, come quando ci si abbuffa di un pasticcino buonissimo e si dimenticano il sapore, le consistenze, gli aromi … ricordandosi solo che era delizioso. Fatto sta che questo libro mi ha assorbita strappandomi dal tempo e dallo spazio per immergermi in questa storia di per sé non così originale, tuttavia straordinaria per la scelta stilistica, per la comunicazione di atmosfere, per l’efficacia della trama, per la poesia dei passi che fanno di questo libro un libro fantastico.

Racconta l’estate del 1999 quando un nonno ebreo, Simone Coifmann, classe 1938, schivo e solitario, burbero e quasi dimenticato, incontra e trascorre qualche settimana con il nipote Zeno, dodicenne, unico figlio della figlia, che non ha mai visto se non in fotografia.

Zeno è un adolescente siculo che ama il fumetto, gli amici, il mare, i genitori e che racconta la sua estate in Liguria durante la quale conosce e vive con il nonno per stare accanto al papà malato e ricoverato a Genova e alla mamma che lo accudisce. Alla fine questa relazione porterà il nonno alla salvezza: nonno Simone uscirà dalla spirale di depressione e angoscia perché Zeno, inconsapevolmente, lo prende per mano e lo allontana con affetto dalle catene di ferro su cui incide la preghiera ebraica dello Schemà Israel .

Il racconto si divide tra il vissuto di Zeno in Liguria e quello del nonno durante gli anni delle leggi razziali e il successivo dopoguerra: due storie parallele, ma necessarie per comprendersi.

È un racconto che sembra autobiografico intenso e denso di spunti di riflessione, ma ciò che ho trovato originale è la scelta di descrivere esperienze personali, soggettive (lo sprofondare, l’essere invisibile…) esiti di eventi traumatici che potrebbero disturbare perché non facilmente comprensibili, ma che danno spessore e valore al testo già di per sé indimenticabile.

Ora sono certa che in un libro non cerco una bella storia, ma una bella scrittura, una scrittura matura e consapevole, che voli in alto verso spazi poetici vertiginosi, che eviti la retorica, ma che racconti sentimenti e mondi interiori con le parole giuste, quelle speciali che solo i veri scrittori conoscono

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