L’ESTATE DEL ’78, di Roberto Alajmo (Sellerio)
Roberto Alajmo è un volto noto a chi è siciliano come me. È da diversi anni un bravo giornalista del Tg regionale. Scoprirlo come scrittore è stata una piacevole sorpresa.
L’estate del ’78 è un romanzo autobiografico, di cui colpisce la sincerità e la delicatezza, con cui viene raccontata una storia intima e dolorosa.
È l’anno degli esami di maturità e dall’incontro irrituale e casuale con la propria madre (l’ultimo incontro, ma non poteva saperlo) l’Autore si abbandona dolcemente al fiume dei ricordi.
È un racconto coraggioso, con toni accorati ma pacati, ironici a volte, di un figlio, che oggi è padre, e cerca, con gli occhi della maturità di un uomo adulto, di ricostruire il filo che lo lega alla propria famiglia e, soprattutto, alla complessa, tormentata, non convenzionale figura della madre, una donna “che voleva afferrare il mondo, ma il mondo le scappava di mano”.
“Esistono gioie che avevamo in pugno e abbiamo lasciato andare, se non gettato via, come succede con i campioncini di profumo offerti in distribuzione gratuita. Gettati via perché offerti gratuitamente, immaginando che siccome niente costano, niente valgano.”
Una lettura molto coinvolgente, attraverso cui al lettore sembra di entrare nella stanza più privata dello scrittore, dove sono riposti, in modo ordinato, lucido, disincantato, ma avvolti da un’immensa, consapevole, malinconia, gli oggetti più personali della sua vita.
“La felicità non si cerca nè si trova: la si incrocia. Viaggia sempre in direzione opposta. Proprio come sul treno, quando incroci un altro convoglio e ti capita di intrecciare uno sguardo, e in quel rapido scambio di occhiate si concentra l’ipotesi di una vita che potrebbe essere interessante da scoprire, ma non hai speranza di vivere.”
Recensione di Ignazio Merlisenna
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