L’ESTATE DELL’INNOCENZA, di Clara Sánchez
Mi credereste se vi dicessi che ho comprato questo libro, malgrado la Sánchez non sia la mia scrittrice preferita, perché la copertina mi ricordava una foto giovanile di mia madre?
L’ho letto in una sera di pioggia nell’ansiosa aspettativa di trovarvi qualcosa che mi appartenesse. Non mi sono sbagliata!
Credetemi ancora, io sono stata Beatrice, la piccola narratrice, e la mamma di questa è stata la mia mamma. Incredibile!
In un frammentario e confuso passato raccontato dalla voce di una bimba di nove anni ho rivissuto la mia fanciullezza; ho rivisto, come in un specchio chiazzato di giallo, di segni e di impronte, una io né spontanea, né naturale, senza grazia, una io bambina che sapeva già, nel suo inconscio nascente, che sarebbe stata una creatura difficile.
E in questo passato romanzato ho sentito echeggiare la voce, come una cantilena nostalgica e lamentosa, di mia mamma
“Se potessi tornare indietro”
“Se avessi potuto non aspettare tanto. Se avessi potuto avere più soldi e meno responsabilità, se avessi potuto vivere meglio”
Mi sono vista bambina osservatrice impotente di una vita disfatta dal tempo.
Mi sono sentita come quella “responsabilità” che ha impedito a mia madre di vivere meglio.
D’un tratto mi accorgo, ora, adesso, che è passato tanto tempo e questo mi fa paura. D’un tratto mi rendo conto che sono stata bambina e che mi sto chiedendo dov’è tutto quello che è passato. Ma stringo i denti, chiudo i pugni e mi ripeto, come una filastrocca vivace e rivoluzionaria, non voglio sentire il rimpianto di aver sprecato il tempo, non voglio essere un prolungamento di mia madre!
Mi dico che il tempo lo si spreca sempre, in un modo o nell’altro. E che bisogna stare attenti con i rimpianti perché sono il vero inferno dei ricordi.
Non sarà sicuramente un romanzo di formazione da annoverare tra i bestsellers ma a me è piaciuto tanto per un gioco misterioso di affinità elettive.
Recensione di Patrizia Zara
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