L’ESTATE FREDDA Gianrico Carofiglio

L’ESTATE FREDDA, di Gianrico Carofiglio (Einaudi)

Il maresciallo dei carabinieri Pietro Fenoglio è uomo onesto e integerrimo servitore dello Stato, ama la buona musica (Mozart, Beethoven… e come dargli torto), le buone letture (Calvino sopra tutti) ed è solito girovagare nella Pinacoteca di Bari parecchie volte nel corso dell’anno. Lavora a Bari, proprio in quell’estate del 1992, tristemente famosa per gli attentati ai giudici Falcone e Borsellino , in cui si scatena una lotta senza quartiere tra due bande rivali di spacciatori e malviventi . Il clima è torrido, il cielo “luminoso e inquieto” (ho voluto riportare pari pari quello che scrive Carofiglio), sia nei quartieri trafficati della città sia nelle zone desolate e aride della periferia, dove tutto può succedere al riparo di occhi indiscreti e nell’indifferenza.

E’ in questo contesto quasi surreale che avviene il rapimento del figlio adolescente del boss Nicola Grimaldi: nonostante il pagamento di un riscatto milionario, il cadavere del piccolo viene ritrovato in fondo a un pozzo. Lopez, il boss rivale, decide di diventare collaboratore di giustizia e confessa all’allibito maresciallo e al pubblico ministero una serie di delitti che aiutano carabinieri e polizia ad arrestare una rete di malviventi ben radicata sul territorio, Grimaldi compreso, ed a penetrare i segreti delle “affiliazioni” e degli “innalzamenti” della delinquenza locale, nonché ad individuare le diramazioni della malavita pugliese, di marchio calabrese al nord e di origine autoctona al sud (Sacra Corona Unita). Lopez però si dichiara innocente riguardo al rapimento ed all’uccisione del piccolo Grimaldi: Fenoglio gli crede, e dà inizio ad un’indagine serrata, con la consapevolezza che le indagini stiano portando ad un esito che mai si sarebbe sospettato. Ed è un incontro occasionale con un posteggiatore abusivo che lo induce ad orientarsi in una certa direzione, un vero colpo di scena, che lascia la bocca amara e tanti interrogativi in sospeso.

Carofiglio dà il meglio in questo romanzo, lo spaccato di un ambiente e di una realtà senza fronzoli e senza inutili retoriche. Il maresciallo Fenoglio è il protagonista, che si adatta a vivere in un mondo che può a volte essergli non congeniale: la vita, scrive Carofiglio, è come vivere in una barca, ove le alternative sono due, o buttarsi a mare o convivere con gli altri, chiunque siano. Del resto, il vivere ci mette a contatto con personaggi che sanno esprimere sempre il meglio di sé, ma anche con alti magistrati apparentemente integerrimi (il caso è citato dall’autore) che si fanno pagare in nero lezioni a specializzandi…. E con assassini che troncano vite innocenti : gli attentati a Falcone e Borsellino irrompono nel romanzo, seminando sgomento e costernazione.

Un bel romanzo, da leggere per meditare e non dimenticare.

Recensione di Marco Ruzza

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