LETTERA AL MIO GIUDICE Georges Simenon

LETTERA AL MIO GIUDICE Georges Simenon Recensioni Libri e News UnLibro

LETTERA AL MIO GIUDICE, di  Georges Simenon (Adelphi)

 

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Recensione 1

Un uomo in cella scrive una lunga lettera al giudice che lo ha condannato, ripercorrendo non solo le fasi del processo ma tutta la sua vita, cercando di restituire al suo fantomatico interlocutore il quadro completo degli eventi e delle persone implicate, e tutto questo non per cercare l’assoluzione o il perdono ma anzi confessando ciò che nessuno ha avuto il coraggio di pensare.
Ancora una volta Simenon si dimostra un vero maestro nel realizzare un romanzo dalla forte impronta psicologica, dove pulsioni e sentimenti emergono prepotentemente e dove nessun elemento è lasciato al caso. Una prosa ancora una volta impeccabile e una trama tanto lineare quanto azzeccata, con una galleria di personaggi magnificamente delineati nei loro profili e nei loro sentimenti, tutti elementi che confermano il grande valore narrativo di questo prolifico scrittore.
Di Enrico Spinelli

 

Recensione 2

Sono bastate poche righe perché io venissi intrappolata dalla magica atmosfera che pervade ogni libro di Simenon.
I toni smorzati e pacati, la luce sfocata (a causa di una pioggia sempre presente), il linguaggio curato con un’attenzione priva di manierismi sono le caratteristiche che tanto mi fanno amare questo autore.

 

 

Un romanzo poliziesco di quelli che oggi non si scrivono più: non c’è sangue, non c’è l’arma, non ci sono le indagini e non ci sono analisi…fino a pagina 170 si sa soltanto che qualcosa deve essere accaduto, che il protagonista si è reso sicuramente autore di un delitto ma non si hanno altre informazioni.

Il romanzo è praticamente una lettera che Charles Alavoine scrive al giudice che ha condotto il processo a suo carico: dopo aver avuto la condanna vuole spiegare al giudice tutto quello che lo ha portato al delitto, convinto che il giudice possa capire e condividere i suoi pensieri.
Charles Alavoine è un medico di provincia, vedovo con due figlie, vive con la madre e poi, quasi senza volerlo, sposa Armande.

La sposa senza troppa convinzione, sarebbe meglio dire che si ritrova sposato senza quasi essersene accorto.

Si ritrova a vivere una vita che non sente sua, estraneo a casa sua, dice di sentirsi un uomo senza ombra.

Il destino gli fa incontrare Martine; è amore ciò che li lega? Chi può dirlo…
Il rapporto fra i due manifesta chiaramente caratteri di disfunzionalità, diventa ossessione.
Charles è annientato dai fantasmi che circondano Martine. In un accesso di gelosia trova il modo – secondo lui – di farla diventare veramente SUA.

 

 

Il travaglio psicologico del personaggio è molto importante e coinvolgente, l’autore ha trasposto in quest’opera la propria situazione psicologica e biografica.

Egli ha detto “L’ho scritto per liberarmi dei miei fantasmi e per evitare il gesto del protagonista”.

Recensione di Gabriella Calvi

LETTERA AL MIO GIUDICE Georges Simenon

 

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