Libro/Film DUNE Frank Herbert – Denis Villeneuve
Ho proprio deciso oggi di fare come i tuttologi che imperversano nel web! Ho letto il libro, ho visto il film, quindi so tutto sulla fantascienza!
Non è vero, di fantascienza non so niente, ma di sicuro questo libro è uno dei pilastri di questo affascinante quanto oscuro genere letterario.
C’è chi lo considera “Il Signore degli Anelli della Fantascienza” e io sono abbastanza d’accordo. Solo che quando me lo hanno detto, mi sono approcciata a questa lettura aspettandomi lunghe descrizioni e ritmo cadenzato… alla Tolkien insomma e invece…
Herbert ti butta da subito nell’azione. Non descrive praticamente nulla, perché (almeno questo è quello che è capitato a me), lascia al lettore la facoltà di immaginarsi quello che lui non dice.
Di Rita Annecchino
Libro – DUNE. Il ciclo di Dune, di Frank Herbert
Il Ciclo di Dune è una esalogia di fantascienza scritta da Frank Herbert fra il 1965 e il 1985.
Il tutto ha inizio con l’assegnazione del controllo del pianeta “Arrakis”, “Dune” al duca Leto Atreides, dall’imperatore Shaddam IV, della casa Corrino.
Comincia così una concatenazione di eventi che porteranno all’esasperazione della faida secolare fra gli Atreides e gli Harkonnen, “mitica”, a suo modo, la figura dell’astuto e crudele Barone Vladimir Harkonnen, capo dell’omonima casa. Conosciamo così i “Fremen”, gli abitanti di “Dune”, le tempeste di Coriolis, sature sabbia abrasiva, i vermi delle sabbie, la spezia (alias Melange), capace di allungare la vita, offrire la facoltà di prevedere il futuro ed acuire tutte le potenzialità della mente umane.
In realtà dovevano essere almeno sette romanzi, ma l’autore morì poco dopo l’uscita del sesto. Il figlio, coadiuvato da un altro autore ha poi “arricchito” la saga con “prequel” e “sequel”
che la portano a “conclusione”. Non essendo certo dell’aderenza di questi all’idea originale dell’autore mi sono “risparmiato” la “fatica” di andarmeli a cercare.
Il ciclo è ambientato prevalentemente su una landa desertica e inospitale, luogo unico nell’universo di produzione e raccolta della “Spezia”, o “Melange”, una sostanza, una droga, fondamentale per la struttura della società simil feudale dell’impero organizzata attorno al Landsraad, alle Famiglie Nobili e alle Gilde. “Arrakis”, o “Dune” appunto ed il suo complesso ecosistema.
“Dune” e l’intera saga di Herbert hanno influenzato nel profondo gli altri autori di fantascienza e registi, un esempio è “Guerre stellari” dori, la religione, il ruolo delle Donne, l’ecologia. Herbert ammanta la sua opera di un’aurea di mistero, crea un universo ed una società in cui si intrecciano gli interessi “diversi” di una moltitudine di diverse “entità” in equilibrio precario. Il ritmo della narrazione è talvolta lento, i nomi a volte ostici da ricordare e le trame intricate ed a volte “criptiche”.
Il “Ciclo di Dune” (originale) è ambientato 24.000 anni nel futuro (26.391 d.C.), copre un arco narrativo, discontinuo, di almeno 5/7000 anni e comprende sei romanzi:
Film – titolo originale: DUNE: PART ONE (USA, 2021) regia: DENIS VILLENEUVE
sceneggiatura: DENIS VILLENEUVE, ERIC ROTH, JON SPAIHTS
cast: TIMOTHEE CHALAMET, OSCAR ISAAC, REBECCA FERGUSON, JOSH BROLIN, STELLAN SKARGARD, ZENDAYA, CHARLOTTE REMPLING, JASON MOMOA, DAVE BAUTISTA, JAVIER BARDEM
durata: 155 minuti
giudizio: ★★★☆☆
Denis Villeneuve ormai ci ha preso gusto con le sfide impossibili: non pago di aver felicemente vinto la scommessa con Blade Runner 2049, un sequel che pareva blasfemo solo a nominarlo (e che invece è diventato poi un gran bel film), il regista canadese ha spostato ancora più in alto l’asticella del rischio cimentandosi nientemeno che con la riduzione cinematografica di Dune, la saga fantascientifica (ma secondo me è più corretto parlare di opera fantasy), oltre che visionaria di Frank Herbert, già affrontata in passato con scarsi risultati da due “mostri sacri” della celluloide come David Lynch e Alejandro Jodorowsky. E se il maestro cileno neppure riuscì a cominciare il film, abortendo sul nascere un progetto enorme e megalomane (gli attori avrebbero dovuto essere Orson Welles, Mick Jagger e Salvador Dalì, le musiche dei Pink Floyd…), Lynch riuscì a girarne una versione che copriva l’intero primo volume, che si rivelò però un clamoroso fiasco commerciale e di critica, tanto da mettergli in seria difficoltà la carriera.
Erano altri tempi. Il Dune di Lynch risale al 1984, un’epoca in cui non esisteva ancora la computer-graphics e gli effetti speciali non potevano essere creati digitalmente, con conseguente aumento a dismisura dei costi di produzione (che il nostro Dino De Laurentiis non era disposto ad accollarsi). In verità, però, più che l’aspetto tecnico era soprattutto la struttura dei libri di Herbert a spaventare gli studios hollywoodiani, giudicata non adatta al grande schermo per la sua complessità, che si pensava potesse allontanare il pubblico. Quasi quarant’anni dopo Denis Villeneuve ha deciso di riprovarci, forte perlappunto dei suoi successi passati: e se oggi gli effetti digitali non sono più un problema, rimanevano comunque i dubbi legati a una sceneggiatura che potesse allo stesso tempo appassionare gli spettatori e non stravolgere il testo letterario (cosa che i fan di Herbert non gli avrebbero perdonato).
E infatti il Dune di Villeneuve è decisamente più fedele ai libri rispetto al film di Lynch, tanto da richiedere un enorme lavoro di scrittura e cura dei dettagli. Non a caso la sceneggiatura di Jon Spaihts, Eric Roth (premio Oscar 1995 per Forrest Gump), oltre che dello stesso Villeneuve, è talmente particolareggiata da coprire appena la prima metà del primo volume, proprio per rendere giustizia alla ricchezza del romanzo di Herbert. Non a caso il titolo originale del film riporta la dicitura Dune: part one (misteriosamente scomparsa nella traduzione italiana) proprio per chiarire che siamo appena all’inizio di un nuovo ciclo, che tutti ci auguriamo possa concludersi… tradotto: i vari seguiti saranno girati solo in base all’eventuale successo commerciale del primo capitolo. La decisione al botteghino, dunque.
Non ci vuole molto a capire che Dune è un blockbuster d’autore: il film di Villeneuve non cerca lo spettacolo a tutti i costi nè ci stordisce testa e timpani con il fracasso di uno Star Wars qualsiasi (anche se, a dire il vero, l’enfatica colonna sonora di Hans Zimmer si rivela un tantinello ridondante. E’ una pellicola diesel, che si prende tutto il tempo che vuole e che dedica l’intera prima parte (un’oretta almeno) a descriverci il complicato universo partorito dalla fantasia di Herbert: il ritmo è lento, contemplativo, sacrificato in funzione della caratterizzazione dei personaggi. Malgrado ciò, chi non ha letto i libri fa una certa fatica a capire di cosa si sta parlando: la trama all’inizio è tutt’altro che avvincente, didascalica e forse anche un po’ noiosetta… di sicuro mette abbastanza alla prova chi si aspettava un filmone movimentato e spettacolare. Al contrario, il nuovo Dune abbraccia la filosofia e l’estetica “spirituale” di Blade Runner 2049, senza però possederne la stessa forza contenutistica. Nonostante tanto studio, infatti, la morale (banalotta) è quella di sempre: abbiamo un gruppo di ribelli che non accetta la deriva autoritaria imposta dalla politica e prova a smarcarsi per costruire un mondo migliore, possibilmente guidato da figure “illuminate”.
Non dimentichiamoci però che siamo solo all’inizio. Noi stiamo recensendo un film che è solo il prologo di una saga cinematografica che, incassi permettendo, si svilupperà nei prossimi anni e in chissà quanti capitoli. Commentare la prima parte di Dune è come commentare una partita di calcio dopo aver visto solo il primo tempo. E’ alquanto evidente che parliamo di un film monco: ci sono interi personaggi, anche “vip”, che in questa “part one” vengono appena accennati (uno su tutti: la bellissima Zendaya, nel ruolo di Chani la ragazza Fremen) e molte sottotrame di cui non vediamo e non capiamo gli sviluppi, che si sveleranno veromilmente negli episodi successivi… per il momento dunque limitiamoci a considerare Dune per quello che è: un poderoso fantasy d’autore (io faccio fatica a considerarlo fantascienza) che mette in scena una storia adulta e sfaccettata, mostrata con enorme eleganza ai nostri occhi. Per adesso, ci si può accontentare.
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