FIGLI DI UN DIO MINORE (MARK MEDOFF)
LIBRO E FILM
Un altro bellissimo film, tratto ancora da un libro, è stato FIGLI DI UN DIO MINORE, che vidi (la seconda volta) quando stavo frequentando il corso di LIS, la Lingua Italiana dei Segni. Per questo mi interessava cogliere anche qualche differenza tra la LIS e l’ASL (American Sign Language), la Lingua dei Segni Americana usata nel film Figli di un Dio minore.
Il soggetto di questo FILM è tratto da una piéce teatrale di Mark Medoff, pubblicata anche sotto forma di libro, il cui autore ha pure collaborato alla stesura della sceneggiatura, con gli opportuni cambiamenti, rinvenibili nel film di Randa Haines.
La trama non si discosta molto da quella di una love story, ma la genialità di questo soggetto sta nell’introdurre, lo spettatore ignaro, in un mondo affascinante, quanto sconosciuto, presente nella realtà di ogni nazione: quello della sordità.
Inutile dire che l’America è, attualmente, lo stato portabandiera di questa categoria di disabilità, il meglio organizzato, sul cui territorio è presente l’unica università al mondo nata appositamente per i sordi, la Gallaudet University, dove, chi ha ottenuto dei meriti o una borsa di studio, viene inviato a fare uno stage che arricchirà il suo curriculum, meglio ancora se lo studente in questione è sordo.
Attualmente, la Gallaudet è aperta anche agli udenti, a patto che essi siano tutti rigorosamente segnanti, a meno che non si tratti di importanti personalità come il dottor Oliver Sacks, il quale, pur non conoscendo l’ASL, al momento della visita, fu invitato per svolgere delle ricerche riguardanti il suo campo di studi, la neurologia (ne avevo parlato nella recensione sul libro VEDERE VOCI).
Nel LIBRO come nel FILM, il protagonista maschile, James Leeds, insegnante trentenne, accetta l’incarico in un istituto speciale per soli sordi.
Da lui si pretende che faccia parlare anche i ragazzi più difficili. E di studenti del genere, tutti appartenenti alla tarda adolescenza, James ne ha davvero tanti. Solo che costoro non sono solo sordi, ma anche indisponenti e provocatori. A lezione fanno tutto fuorché eseguire le consegne del nuovo insegnante. Si rifiutano di parlare, di fargli capire se conoscano o meno la lettura labiale. Si radono perfino la barba in classe…
Ma James è un osso duro e ha, a suo favore, un passato piuttosto difficile, costellato dalle esperienze più varie e più incredibili, per cui, grazie ai suoi metodi innovativi e non proprio ortodossi, riesce dove molti altri hanno fallito: far parlare gli studenti più riottosi. È divertente vedere, infatti, le scene in cui James istruisce i suoi difficili allievi insegnando loro a dire parolacce e tanto altro.
James sarà talmente abile nel suo lavoro da riuscire perfino ad allestire uno spettacolo con tanto di musica e danze, durante cui, i suoi studenti balleranno e canteranno, mimando con le labbra, le parole per seguire le vibrazioni del ritmo che anche loro sentono.
Con Sarah è un’altra faccenda.
Sarah è lì da tanti anni. Ha, nel film, 25 anni (26 nel libro) e fa la donna di pulizie nella stessa scuola. Da subito mostra di essere un peperino.
James la nota, per la prima volta, in mensa, mentre manda a quel paese il cuoco della scuola…
Sarah Norman è una ragazza bellissima, tra i migliori ex allievi di tutti i tempi dell’istituto, con un quoziente intellettivo altissimo. Vive e lavora lì. Le piace il suo lavoro perché la fa sentire utile e indipendente dal mondo degli udenti, ma con James non è proprio amore a prima vista…
Credo che la trasposizione cinematografica di quest’opera renda pienamente giustizia alla bellezza ed unicità del nobile soggetto affrontato da Medoff, così singolare, ma anche così inesplorato: il mondo della sordità, un mondo così affascinante, ma al contempo, così difficile da penetrare.
IL LIBRO
Diamo ora uno sguardo al libro, cioè il testo della pièce teatrale, di grande successo, dall’omonimo titolo, Children of a lesser God, scritta da Mark Medoff.
Leggere questo testo, dopo aver visto un film così ben fatto e cambiato in diversi punti, a dire il vero, è stata per me una delusione.
Pur essendo scritto bene e in maniera scorrevole, non rende giustizia alla profondità dei personaggi. Ecco perché ho maggiormente apprezzato l’eccezionale bravura del perfezionista William Hurt, il quale, per l’occasione, imparò la lingua dei segni americana (ASL), pur di girare quel film e rendere più credibile il suo personaggio.
Anche l’interpretazione di Marlee Matlin, l’attrice sorda che ha interpretato Sarah, è superlativa, perché, pur essendo abituata a lavorare nella cinematografia per soli audiolesi, ha reso perfettamente comprensibile al pubblico udente, non abituato a questo tipo di recitazione, il suo tormentato personaggio. Non per niente, questa sua prima interpretazione cinematografica le ha valso l’Oscar come miglior attrice protagonista nel 1986.
Questi due bravissimi attori, Hurt e Matlin, durante la lavorazione del film, parallelamente alla storia della sceneggiatura, intrecciarono una storia che sfociò in un matrimonio durato però soli quattro anni, rendendo, grazie a questo elemento, a mio parere, la loro interpretazione ancor più magistrale.
Purtroppo, a William Hurt, pur essendone degno, non toccò l’Oscar (che aveva già ottenuto in una precedente interpretazione), ma lo ottenne, oltre alla Matlin, la regista statunitense Randa Haines, che aveva già vinto, lo stesso anno, l’Orso d’oro al Festival del Cinema di Berlino.
La realizzazione del film, sottolineavo prima, approfondisce meglio il contesto scenico rispetto al testo teatrale, pubblicato nel libro, che io considero piuttosto scarno e poco appropriato al tema della sordità, né viene, sviluppato da Medoff, ma solo sfiorato, appena abbozzato, mai veramente discusso, a mio avviso, restando sempre molto vago.
Ci sono poi, nel libro, dei personaggi chiave che nel film non esistono proprio (così come delle intere scene, create ex novo dalla regista), tranne quello di Orin, attivo difensore dei diritti dei sordi, appena abbozzato nella pellicola, il quale cercherà di avere un forte ascendente sull’amica.
CONSIDERAZIONI PERSONALI
Il merito, secondo il mio parere, va più alla regista, Randa Haines, che a Mark Medoff, pur drammaturgo di successo e già direttore del Dipartimento di Teatro della New Mexico University, oltre che autore del soggetto, perché con un tale film ben fatto e ben descrivente il mondo, i progressi e i regressi dei sordi, la Haines ha posto al centro dell’attenzione, una forma di disabilità, il deficit uditivo, molto poco considerato e conosciuto dal vasto pubblico. E, col trasformare in pellicola cinematografica la piéce teatrale di Medoff, la regista ha sottoposto anche un po’ forzatamente, a mio avviso, all’attenzione del pubblico più distratto, il problema della sordità, che necessita ancora di tante attenzioni e approfondimenti, da parte degli udenti e delle strutture.
La LINGUA DEI SEGNI usata da Marlee Matlin nel film, nata udente e divenuta sorda a 18 mesi, è la già nominata ASL. L’attrice conosce però anche il labiale. Era solo per esigenze di copione che nel film faceva credere di non essere capace di leggerlo.
Nel testo di Medoff, viene chiarito nell’introduzione, che Sarah usa l’ASL durante la recitazione, ma che esiste anche un’altra lingua dei segni, il SIGNED ENGLISH (l’Inglese Segnato). Entrambe queste forme di lingua dei segni esistono in tutte le lingue parlate. La differenza tra ASL e S.E., continua l’autore, sta nel fatto che l’ASL è molto più concettuale e descrittiva che grammaticale; mentre la S.E. utilizza una tecnica che segna parola per parola.
In Italia la corrispondente si chiama Italiano Segnato Esatto, mentre la LIS è la corrispondente dell’ASL.
Buona lettura e buona visione a tutti.
Di Lena Merlina
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