Libro/Film – LA SCUOLA CATTOLICA – Edoardo Albinati – Stefano Mordini

Libro/Film – LA SCUOLA CATTOLICA – Edoardo Albinati – Stefano Mordini

 

Libro – LA SCUOLA CATTOLICA, di Ediardo Albinati

Recensione 1

Un libro che è IL LIBRO del 2016, senza dubbio alcuno. Un libro che inizi a leggerlo e già vorresti segnarti dalla prima pagina frasi immense e vere, rendendoti conto che é così per ogni pagina seguente. Un libro che partendo da uno spunto di storia criminale (il delitto del Circeo) racconta per macro-argomenti la vita intera di una società che attraversava anni intensi e turbolenti finendo poi per dirci qualcosa di utile anche della nostra attuale.

Un libro intenso, reale, concreto, enciclopedico, bellissimo e duro. Un libro scritto in modo magistrale, che si distende su circa 1300 pagine senza fatica alcuna, come la narrazione dell’esistenza di tutti, con naturalezza e semplicità sebbene tratti di argomenti profondi e per nulla superflui. È raro, quasi impossibile trovare libri che sappiano esprimersi in modo così diretto e puro, senza frivolezze estetiche o azzardi stilistici. Questo libro merita il plauso della critica tutta e dovrebbe utopisticamente essere letto da tutti.

Recensione di Martina Sacchi
Recensione 2

1294 pagine, un volumone tipo vocabolario, di cui mi interessava il tema, l’insegnamento in una scuola di preti, frequentata esclusivamente da maschi, il delitto del Circeo maturato nella mente di giovani cresciuti in quella scuola e nel quartiere Trieste a Roma, un quartiere di buona borghesia, con sue precise caratteristiche.

Il libro è e non è un romanzo, fluviale, da inondazione quasi, senza un quadro organizzativo di base; sembra nascere dal caso, dall’emergere occasionale di un dettaglio o di un volto.

Si sviluppa come un inarrestabile mostro, per centinaia e centinaia di pagine, ma non trova mai un nucleo intorno a cui aggregarsi, dal quale trarre linfa e logica.

Il delitto appare e scompare (perché nascondere parzialmente i nomi degli autori, visto che sono noti all’universomondo?), il quartiere viene analizzato nelle sue componenti per lo più negative, i ricordi di scuola (maestri, compagni, situazioni) riemergono e scompaiono continuamente.

Parlandone, si corre il rischio di cadere nella logorrea dell’autore.

In sintesi: cosa vuole dimostrare Albinati? Cosa aggiunge di nuovo a quello che si sa già sulla scuola cattolica e i danni che comporta, sulla borghesia e la sua involuzione, sul marcio che alligna anche nelle cosiddette ” migliori famiglie”?

Che importanza ha il suo mettersi sempre al centro di tutto, il suo raccontarci vicende personali, di cui si compiace anche nel negativo?

A che serve infine questo libro mastodontico, disordinato, scritto, credo, in tempi diversi senza seguire alcun filo logico?

Aggiungo che presenta molti errori di forma (che sulle prime ho preso ad evidenziare, visto che chi ha insegnato non smette mai di farlo(!), ma poi ho smesso, stanca), come se non ci fosse stata una revisione, una rilettura.

Non avevo mai letto Albinati e non credo che leggerò ancora qualcosa di suo.

Solo alcuni passaggi mi sono piaciuti, specie nelle memorie scolastiche, ma pochi, troppo pochi per 1294 pagine!

Recensione di Clara Simone

Film – titolo originale: LA SCUOLA CATTOLICA (ITALIA, 2021) regia: STEFANO MORDINI

sceneggiatura: STEFANO MORDINI, LUCA INFASCELLI, MASSIMO GAUDIOSO
cast: BENEDETTA PORCAROLI, FEDERICA TORCHETTI, LUCA VERGONI, GIULIO PRANNO, FRANCESCO CAVALLO, RICCARDO SCAMARCIO, JASMINE TRINCA, VALENTINA CERVI, VALERIA GOLINO, FABRIZIO GIFUNI
durata: 106 minuti
giudizio: ★☆☆☆☆

29 settembre 1975: in una lussuosa villa vicino San Felice Circeo, sul litorale pontino, due giovani donne vengono orrendamente seviziate e torturate da tre studenti universitari, dopo essere state convinte con l’inganno a trascorrere una giornata al mare. Una di loro morirà, l’altra riuscirà a salvarsi fingendosi morta e racconterà tutto ai Carabinieri. Ne uscirà fuori una bruttissima storia di repressione e violenza, indotta da anni di rigida educazione nelle scuole cattoliche dell’epoca e anche dalla frequentazione di certi ambienti pseudo-politici di estrema destra (anche se nel film di tutto questo non c’è traccia…) 

Lo dico subito: non mi interessa e non mi appassiona il chiacchiericcio dei media sul contestato divieto ai minori di 18 anni imposto a La scuola cattolica. Che sia dovuto a un eccesso di “bacchettonismo” da parte del Ministero della Cultura (e ci sarebbe da stupirsi, vista l’estrazione del democristianissimo Franceschini?) oppure a un’evidente insofferenza da parte vaticana (e anche qui niente di nuovo…) oppure, ancora, a una più che probabile e scontata mossa di marketing (rinfocolare polemiche per far parlare del film), davvero chissenefrega. Cose che del resto succedono solo in Italia e a cui siamo abituati. Amen. Io invece voglio essere appena appena più provocatorio, di certo ben più di quanto non lo sia il film stesso: anch’io avrei vietato La scuola cattolica, ma non per quello che racconta bensì per come lo racconta. E’ un film pessimo, culturalmente e storicamente irricevibile. Andrebbe vietato per quanto è brutto, punto.

Certo, va riconosciuto che non era facile condensare in due ore di girato un’opera monumentale e complessa come quella di Edoardo Albinati: 1300 pagine in cui l’autore (già vincitore del Premio Strega nel 2016) descrive minuziosamente la sua complicata adolescenza vissuta durante gli anni di piombo e condizionata dalla rigida educazione imposta dalla scuola privata in cui i genitori lo avevano confinato, illudendosi di poterlo preservare dal contesto storico dell’epoca. La scuola era un noto istituto cattolico di un quartiere-bene di Roma, riservato soltanto ai maschi figli di papà, i quali papà contribuivano con sostanziose rette e donazioni al mantenimento di esso. Una specie di collegio militare in cui ordine e disciplina (teoricamente) imperavano, ma di cui gli studenti si facevano invece ampie beffe essendo costretti a toccare con mano ogni giorno l’evidente ipocrisia di una morale cattolica soffocante e repressiva.

La teoria di Albinati è semplice e diretta: la repressione e il soffocamento degli istinti primordiali dei ragazzi (sessualità in primis) generano mostri che poi si sfogano violentemente sulla società, una società malsana permeata di ideali razzisti, xenofobi, totalitari, estremisti quale era quella dei tumultuosi anni ’70. Una (in)cultura intollerante verso le diversità che colpiva non solo le donne, il sesso debole, ma anche gli omosessuali, gli handicappati, o in generale i più sensibili e non allineati alla dottrina della violenza. Diciamolo ancora più chiaramente: una morale fascista, con ovvi riferimenti politici all’estrema destra, che faceva proseliti nella classe borghese dell’epoca e di cui le scuole cattoliche erano un affollato coacervo di raccolta. Se non si parte da qui, se non si prescinde da questa realtà oggettiva è del tutto inutile tentare una seria analisi sociale.

Cosa che l’inaccettabile film di Mordini si guarda bene dal fare. La versione cinematografica de La scuola cattolica è una banalissimo e confuso snuff-movie adolescenziale totalmente privo di una qualsiasi analisi sociale, storica e politica: vedendolo, ci pare di assistere a un volgare tentativo di imitazione di Arancia Meccanica o Funny Games, in cui un gruppo di ragazzotti benestanti annoiati sequestrano un paio di fanciulle in una villa al mare e per passare il tempo si divertono a praticare su di loro ogni possibile, orrida forma di violenza e sevizie. Il libro di Albinati dedica solo l’ultima parte al massacro del Circeo, dopo oltre mille pagine di spiegazione del perchè si arrivò a una tale, efferata conclusione. Mordini invece punta unicamente sull’aspetto morboso della storia, stando ben attento a non risparmiarci alcuna immagine cruenta e tenendo sempre la cinepresa ben puntata sui corpi nudi e straziati delle ragazze, oltre che su quelli (sempre nudi) dei torturatori, giusto per solleticare l’occhio dello spettatore più guardone…

Una roba che poco si discosta dalla spazzatura, visiva e psicologica. Tutti i personaggi del film sono poco approfonditi, grotteschi, perfino ridicoli (il professor Golgota, interpretato da Fabrizio Gifuni, è macchiettistico nella sua rappresentazione caricaturale del diavolo in persona – sic!). E se i giovani interpreti (Luca Vergoni, Giulio Pranno e Francesco Cavallo) perlomeno si sforzano di apparire credibili nei panni dei carnefici, così come le ragazze (Benedetta Porcaroli e Federica  Torchetti) in quelle delle vittime, risibili e patetici sono i tanti, svogliati camei di attori importanti in ruoli inutili (Jasmine Trinca, Valentina Cervi, Valeria Golino, il sempre pessimo Riccardo Scamarcio) messi lì evidentemente solo da richiamo per allodole nei confronti del pubblico. Mai tanto cast fu così sprecato.

Non sono nemmeno d’accordo con chi sostiene che La scuola cattolica sia un film troppo ambizioso, con troppa carne al fuoco e impossibile da tradurre al cinema. In quel caso sarebbe stato un film poco riuscito ma onesto. Invece no: La scuola cattolica è stato volutamente trasposto così, è stato scientificamente girato in modo tale da nascondere la verità storica, quella di una società fascista e violenta che considerava le ragazze (specialmente quelle dei quartieri popolari) come carne da macello da poter disporre a piacimento e poi gettare via come bestie, beandosi di una delirante presunzione di superiorità fisica e morale. E’ per questo che non è possibile accettare un film così: non è opera sbagliata, è una rappresentazione falsa, immorale, distorta di un’etica che ancora oggi, purtroppo, fa fatica a scomparire. Ed è per questo che un film del genere proprio non si può vedere. Non per censura, ma per irricevibilità.
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