Libro/Film UCCELLI DI ROVO – Colleen McCullough – Daryl Duke

Libro/Film UCCELLI DI ROVO – Colleen McCullough – Daryl Duke

UCCELLI DI ROVO (COLLEEN MC CULLOUGH) – LIBRO E FILM

Per una pura curiosità personale, data la mia passione per i film/serie tv tratti da libri, ho incluso, tra i tanti, anche UCCELLI DI ROVO, per vedere che effetto mi avrebbe fatto rivederlo e rileggerlo a distanza di quarant’anni anni.

E devo confessare che la stessa magia di quell’ormai lontano 1983, si è ripetuta, anzi ancor più, con l’aggiunta della maturità sopravvenuta.

UCCELLI DI ROVO (The Thorn Birds) è un romanzo scritto dall’australiana COLLEEN MCCULLOUGH e pubblicato nel 1977 per i tipi di Bompiani con la pregevole traduzione di Bruno Oddera.

Sin da subito ottenne un notevole successo e fu dichiarato, per questo, Best Seller. Grazie a questa notevole risonanza mondiale, il romanzo attirò l’attenzione di Hollywood, che decise di trarne una miniserie tv, che riscosse anch’essa un enorme successo e di cui tratterò in seguito.

 

IL LIBRO

È arcinota la storia di padre Ralph, il bel prete irlandese – confinato in Australia durante i primi decenni del 900 (Nuovo Galles del Sud) per aver offeso un vescovo – dalla sincera vocazione religiosa, ma divorato anche dalla sfrenata ambizione di voler far carriera, a tutti i costi, nel mondo ecclesiastico. Solleticato in questo lo è anche da Mary Carson, una ricca vedova, anch’ella irlandese e benefattrice di Ralph e della Chiesa; proprio quest’ultima, spietata e manipolatrice, inviterà a Drogheda, la grande tenuta ereditata dal marito defunto, il fratello Paddy (Padraic) e la sua numerosa famiglia.

Paddy Cleary, di 11 anni più giovane di Mary, gran lavoratore ed esperto di bestiame, in seguito all’invito di sua sorella, lascerà la fertile Nuova Zelanda, dove viveva una vita di stenti, e si recherà in Australia da una sorella che non sarà mai magnanima con alcuno dei Cleary, in particolare, quando si accorgerà del debole che padre Ralph ha verso la piccola Maggie, la quale lo adora letteralmente.

Maggie è l’unica figlia femmina in mezzo a una nidiata di maschi, che la madre, Fiona, si ostina ad ignorare quasi del tutto.

 

 

Fiona, o Fee, è una donna bellissima e di rango superiore, rispetto al marito, ma è come morta dentro: di lei è difficile capire se le emozioni che prova sono di gioia o di dolore. Fee è una donna spenta, che ha represso i suoi sentimenti tranne che verso Frank, il figlio maggiore, tanto diverso dagli altri fratelli, quanto insofferente verso il padre.

E Maggie? Maggie riceverà affetto e attenzione soprattutto da padre Ralph, che ha notato subito quanto la bambina fosse infelice e ignorata da tutti, o quasi, i membri della sua famiglia.

Gli anni passano e Maggie, divenuta una splendida ragazza, attira l’attenzione di tutti i giovani e facoltosi rampolli del vicinato, anche in vista dell’eredità che, un giorno, riceverà alla morte della zia Mary. Ma nel cuore di Maggie c’è stato sempre e solo Ralph. E se i suoi sentimenti sono cresciuti nei confronti del sacerdote, come quelli femminili verso un possibile fidanzato, in padre Ralph i sentimenti nei confronti di Maggie continuano ad essere, apparentemente, quelli di sempre: paterni e amichevoli con una punta inaspettata di qualcos’altro a cui non vuole dare seguito.

Allo scoccare dei 75 anni, Mary Carson organizza una sontuosa festa a cui sarà invitato tutto il vicinato e, naturalmente, anche padre Ralph. Da quel momento ci sarà tutta un’escalation di avvenimenti accompagnati da forti emozioni, che culmineranno con la morte (programmata) di Mary Carson, la quale emanerà il suo veleno di ragno malefico su Ralph, perfino dalla tomba!

Il resto è storia ben nota!

 

 

E se UCCELLI DI ROVO è famoso più per le vicende di Ralph e Maggie, soprattutto grazie allo sceneggiato prodotto nei primi anni ’80 del secolo scorso, molti non sanno che, invece, questo romanzo non è basato solo su quelle vicende, bensì sulla vita che si svolge negli allevamenti di bestiame – di pecore, in particolare; del clima torrido e della siccità che caratterizza l’Australia; della flora e della fauna tipiche di quel variegato e infuocato continente. Si potrà apprendere, infatti, di incendi e tempeste improvvise di pioggia o unicamente di vento ardente e siccità capace di protrarsi anche dieci anni consecutivi!

Si potranno conoscere le piante tipiche, come gli eucalipti; o animali come i simpatici canguri, i grossi emu e i coloratissimi pappagalli appartenenti esclusivamente a quel luogo.

Questo famoso libro, la cui storia è basata sulla leggenda dell’uccello che si spinge fin troppo sui rovi e muore, pur di cantare meglio che può (gli uccelli di rovo del titolo, appunto) è però anche un romanzo di profondo e ampio respiro che si presta a numerose chiavi di lettura, che scandaglia delicatamente, e in modo sempre più avvincente, i pensieri più profondi di tutti i personaggi, compresi i minori o quelli che compaiono solo per brevi momenti.

Anche il tema religioso, (cattolico) è centrale nel romanzo, avendo con questo, l’autrice, voluto mettere in evidenza certi aspetti poco “chiari” della Chiesa e del Vaticano, i quali se nei paesi non cattolici non creavano scompiglio, qui, in Italia, invece ne hanno sempre creati parecchi.

Quello che però, in me e in molti, ha lasciato parecchio perplessi è perché la scrittrice abbia inserito, nella seconda parte, alcuni capitoli riguardanti esclusivamente i gemelli Cleary durante la seconda guerra mondiale, senza quasi nessun collegamento con il contesto generale del romanzo nello stesso periodo bellico: sembra quasi che sia un romanzo nel romanzo, con una vita a sé stante.

LO SCENEGGIATO

Nonostante quanto riportato su, l’opera della McCullough ottenne lo stesso un enorme successo, aumentato, a qualche anno dalla pubblicazione editoriale, dalla realizzazione della fiction televisiva mandata in onda, in Italia, nel novembre del 1983, per la regia di Daryl Duke e interpretata da Richard Chamberlain, nella parte di padre Ralph, e Rachel Ward, nella parte di Maggie Cleary.

Inutile dire che il versatile Chamberlain, già allora consumato attore di notevole esperienza e bravura, diede una magnifica interpretazione del suo padre Ralph; ma se la cavò egregiamente anche la Ward nei panni di Maggie, nonostante fosse ancora un po’ acerba (e si vedeva). La cosa però non guastò, perché la produzione, dopo aver scartato una rosa di diverse candidate più esperte, si rese conto che era meglio affidare la parte di Maggie ad un’attrice più giovane e meno esperta, esattamente come lo era l’allora ventiseienne Rachel Ward.

Il risultato fu quello spettacolare che abbiamo conosciuto nel 1983 e continuiamo ad apprezzare, grazie alle numerose repliche, che continuano a mandare in onda le reti televisive.

 

 

 

CONSIDERAZIONI PERSONALI (POSSIBILE SPOILER)

Ho apprezzato molto lo sceneggiato trasmesso da Canale 5 nel 1983, così come tante donne e ragazze, dell’epoca e successive, ammirai (e ammiro ancora) la grande bellezza di R. Chamberlain e la sua perfetta interpretazione.

Splendida anche l’ambientazione, girata interamente in California, invece che in Australia, per questioni di contenimento di costi e di necessità contingenti.

Ma come spesso avviene nelle trasposizioni da libro a film, anche THE THORN BIRDS ha le sue pecche.

La più vistosa è quella dell’aver incentrato la trama quasi esclusivamente sulla love-story di Ralph e Meggie, lasciando un po’ a margine l’ambiente proprio dell’Australia, la vita e il duro lavoro in un allevamento di bestiame e le vicende dei Cleary, addirittura facendo sparire ben tre dei fratelli, ridotti solo a sei figli (compreso il piccolo Hal).

Diversi altri particolari non sono stati riportati fedelmente, rispetto al libro, ma, complessivamente, non alterano il tutto.

Molto apprezzabile ho trovato l’interpretazione della grande Barbara Stanwyck, nella parte di Mary Carson, di cui ha dato una fin troppo perfetta interpretazione; né è stata da meno l’interpretazione di un’altra star storica della vecchia Hollywood, Jean Simmons, nel ruolo della glaciale Fiona Cleary, così come quella di Richard Kiley (Paddy, il padre di Maggie), nonché quelle di Christopher Plummer (l’arcivescovo Vittorio Contini-Verchese), di Bryan Brown (Luke O’Neil, il marito di Maggie), Piper Laurie (Anne Muller) e Mare Winningham (Justine adulta).

Merita un grande applauso anche la recitazione di Sidney Penny nel ruolo di Maggie bambina, la quale, pur non avendo affatto i colori dell’omonima cartacea (nel libro Maggie ha gli occhi grigi e i capelli rosso Tiziano, mentre la Penny ha capelli e occhi nerissimi), ha dato un’ottima e credibile prova.

L’attore che mi è piaciuto di meno è stato Philip Anglim, nel ruolo di Dane O’Neil, per niente somigliante al Dane del romanzo né minimamente al padre biologico della fiction e né tanto meno granché apprezzabile a livello recitativo.

 

 

 

Ma di mancanze la fortunata serie ne contiene ancora, come quella, ad es., dell’ultimo incontro di Maggie con Luke, piuttosto incoerente, rispetto a quello che accade nel libro, vista la nascita di Dane e le vicende successive alla morte dello stesso i cui fatti del libro sono stati completamente stravolti!

Ma che cosa ne pensava l’autrice della serie hollywoodiana tratta dal suo famoso romanzo?

In qualche intervista la scrittrice affermò che il regista, secondo lei, non aveva la minima idea di ciò che stava facendo, né le piacque l’interpretazione di Chamberlain.

Se avessi ripreso i personaggi avrei finito per ucciderli” fu il commento dell’autrice. Pertanto, non contenta della produzione hollywoodiana, vista come troppo americana e per niente australiana, scrisse e approvò lei stessa, trentun anni dopo, il musical teatrale della sua omonima opera, la quale però non ebbe molto successo a riprova del fatto che, nel cuore del pubblico, era rimasta la fiction statunitense!

Un ultima nota è importante aggiungere.

Nel 1993, il regista Kevin James Dobson riprese la fiction intitolandola GLI ANNI MANCANTI, alla quale, del precedente cast, partecipò solo R. Chamberlain.

Si basava sugli anni di guerra a Roma di padre Ralph e di altre avventure dei Cleary e O’Neil inventate di sana pianta, che poco o nulla avevano a che fare con il libro della Mc Cullough e che si rivelò un vero e proprio flop, rispetto all’irripetibile prima edizione e che non vale nemmeno la pena vedere, se non per curiosità e per la sempre grande interpretazione del bel Chamberlain.

 

Di Lena Merlina

 

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