Lily Storia di una vendetta Rose Tremain

Lily. Storia di una vendetta di Rose Tremain (Einaudi – giugno 2024)

Scritto benissimo, copertina stupenda, non smetteresti mai di leggerlo, ma soprattutto questo è un libro che ti ribalta l’anima, da quanto gli stati d’animo si mescolino tra di loro.

In primis la rabbia per tutto quello che succede alla protagonista. Ci sono certe pagine che fatichi a leggerle da quanto siano dure. Patisci la fame, il freddo, ti senti umiliata pure tu, ma soprattutto non capisci il motivo di tanta crudeltà. C’è l’incredulità nel leggere che ai tempi, siamo nella Londra del 1850, la legge voleva che i bambini abbandonati, venissero affidati per sei anni a famiglie che dessero loro vitto e alloggio, per poi essere portati in orfanatrofio dove veniva insegnato loro un mestiere. Ora immaginate di essere una bambina che per sei anni vive in un contesto familiare povero ma dignitoso, circondata dall’affetto di questa famiglia, che improvvisamente, con l’inganno viene portata in un edificio enorme per essere lasciata ad un’infermiera che più arpia di quella descritta dal libro non ci può essere. Vorresti urlare, invece ti fermi e prendi fiato.

Se nella prima parte del libro rimani affascinata dalle descrizioni della fattoria nella quale vive Lily, nella seconda parte, l’atmosfera si fa molto cupa e spesso senti che ti manca l’aria, oltre che a sentire un gran freddo.

C’è anche l’amore, se di amore si può parlare, perchè quando si vive in un contesto dove questo manca, si fatica poi a riconoscerlo. Ma l’amore, che spesso tutto può, in questo caso… e qui mi fermo per non spoilerare troppo.

Verso la fine del libro si parla pure di vendetta, giusto epilogo di tanta cattiveria subita.

Le ultime pagine poi sono un ritorno al passato, anche se tutto è cambiato nel tempo, ma si prova a ripartire da li, con la consapevolezza che forse, questa, non potrà essere la soluzione definitiva.

Finisci il libro e sai già che Lily è uno di quei personaggi che ti rimarrà dentro.

Consigliatissimo!

Recensione di Erika Marinoni

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