L’IMPAZIENZA DEL CUORE Stefan Zweig

L’IMPAZIENZA DEL CUORE, di Stefan Zweig (Elliot)

 

Ho letto tanto di Stefan Zweig, conosco ormai la sua straordinaria capacità di descrivere gli stati d’animo, i conflitti interiori, l’introspezione acuta dei suoi personaggi eppure, ancora una volta mi sorprendo, mi stupisco ogni volta dell’esattezza chirurgica dell’esposizione dei sentimenti, delle emozioni, delle intemperanze e i turbamenti che animano i protagonisti delle sue opere, mostrando ogni volta un’empatia tale che mi resta il rammarico per non avere la possibilità di conoscere l’uomo, lo scrittore…

In questo romanzo un padre, una figlia, un giovane sottotenente e un medico mettono in scena una danza complessa di comportamenti che avranno conseguenze tragiche e dolorose.

Edith, la giovane figlia diciassettenne, resa ipersensibile dal fato per aver perso l’uso delle gambe, cresce come un’adolescente viziata e compatita, dipendente dagli altri per la mobilizzazione. si sente inferiore rispetto ai suoi simili, un mostro privato della propria libertà, ma è una ragazza libera di provare i sentimenti ed ha la sfortuna di innamorarsi di Anton, il giovane sottotenente, scambiando, ingannata, il sentimento di compassione di lui per amore ricambiato.

Il padre, che da giovane si era arricchito vivendo di sotterfugi e traffici al danno degli altri, si ritrova ora con tanta ricchezza ma con le pena che gli attanaglia il cuore per la figlia paralitica e, contribuisce suo malgrado, a fare pressioni sul sottotenente pur di veder finalmente felice la figlia.

Anton Hoffmiller, il giovane sottotenente, vive, o meglio, si lascia vivere, in balia degli eventi e delle pulsioni degli altri, come un irresponsabile alimentando il desiderio e l’amore di Edith, ingannandola suo malgrado, essendo consapevole che quel che prova per lei è pena e non amore, ma incapace di fare il passo indietro necessario, va avanti, sperando che le cose cambino, raccomandandosi al medico affinché parli in sua vece, tra continui cambiamenti di comportamenti e di pensiero che esasperano la povera Edith.. Anton inganna tutti, Edith, suo padre, ma anche i suoi compagni di caserma, agisce e poi smentisce, inganna e tradisce, teme il giudizio degli altri, la paura di essere deriso.. scappa, fugge, un anti-eroe subdolo, ma la colpa si presenterà sempre alla sua coscienza.

Infine il dottor Condor, l’unico essere animato da umanità, l’unico a chiedersi quale sia il confine tra sano e malato, l’unico che tiene presente il corpo e la mente, l’unico che spera pur essendo realista, l’unico lungimirante, con la capacità di guardare oltre l’apparenza e la capacità di agire secondo coscienza, contro le aspettative della società.

Ogni persona che incontriamo nel nostro cammino ha un cuore e un’anima e non solo un corpo.. quanto spesso “tocchiamo” con superficialità gli altri, senza pensare alle conseguenze delle nostre parole e dei nostri comportamenti, senza pensare a quante volte la nostra superficialità può far soffrire gli altri… la responsabilità è la chiave, ognuno di noi ha una responsabilità nell’incontro con l’altro…

I libri di Zweig per me non sono mai solo una bella prosa e tante riflessioni, sono lezioni di vita..

Recensione di Simona Di Chiara

L’IMPAZIENZA DEL CUORE Stefan Zweig

L’isola dei tesori, dove gli animali sono preziosi

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