L’imperatore romano più presente nelle librerie: MEMORIE DI ADRIANO, di Marguerite Yourcenar
Questo libro è frutto di un progetto lunghissimo ma anche di un amore intenso fra l’autrice ed il soggetto prescelto. Nei taccuini d’appunti e nelle note a margine della traduttrice, si deduce un lavorio incessante e meticoloso, di ricerca e lettura prima, e di limatura ed eliminazione poi, sia da parte dell’una che dell’altra, per arrivare ad un risultato che se non perfetto, quanto meno è perfettibile. Non è un diario, perché da uomo d’azione quale fu Adriano, non avrebbe potuto scriverlo, e nemmeno una biografia.
E’ una lettera autobiografica di un uomo malato a cui resta poco da vivere, che fa un resoconto ed analisi di ciò che è stato, di ciò che è voluto essere e di ciò che ha fatto, con l’ottica ed il distacco tipiche di un saggio. L’autrice fa parlare lui, mettendo in pratica una sorta di magia, quella di trasferirsi con il pensiero nell’interiorità di un altro. Nei tre anni di ricerche indefesse ed appassionate, puntigliose letture di volumi, biografie, testi, corrispondenze, poemi dell’epoca, la Yourcenar vuole eliminare la distanza temporale, appropriarsi di occhi, anima e sensi dell’epoca, rendere vivo ed attuale ciò che non lo è più da secoli, operazione semplice almeno in teoria, visto che la struttura dell’uomo non muta.
Ed è proprio grazie a questa sua atemporalità, questo suo essere oltreché imperatore, intellettuale, amante del bello, condottiero e stratega, mecenate, filosofo e poeta, prima di tutto e fondamentalmente un uomo, che rimani coinvolto dalle vicende come se anche tu fossi presente, senti l’uomo Adriano con le sue fragilità ed incongruenze, il suo pensiero fluido e luminoso e le sue parti più oscure e non celate. Fatti e personaggi realmente esistiti sono accostati ad altri fittizi, ispirati o presi in prestito allo scopo di ricreare, come in una grandiosa regia, scenari verosimili colmi di dettagli e suggestioni. Se la sua vita, le sue emozioni, i suoi propositi, i suoi pensieri, le sue osservazioni e critiche, le sue azioni, i suoi sogni sono in primo piano, sullo sfondo è narrato anche l’Impero, non solo Roma, ma soprattutto quello delle province, in cui Adriano, da appassionato viaggiatore, visse buona parte della sua vita.
Nulla viene lasciato in disparte, le abitudini quotidiane, le mode, l’edilizia, l’alimentazione, i conviti letterari, il mondo militare, la pederastia, lo studio, i culti misterici, gli intrighi e i complotti cortigiani, i retroscena familiari, le feste e i gladiatori, le adozioni imperiali, gli usi e costumi esotici, l’arte e la cultura. Nel suo raccontarsi è l’immagine di imperatore -inteso come funzionario al servizio dello stato- a prevalere sull’aspetto più propriamente intimo e privato. Il suo anelare alla pace, il suo sogno di un mondo in armonia, “in ordine”, il suo guardare in alto e in basso, il suo agganciarsi al passato per coglierne lo spirito e modificarlo verso il futuro, il suo operare per il benessere e la prosperità di tutti, perché “tutti” sono l’impero, appunto.
L’autrice ha sempre negato con fastidio un ‘assimilazione al suo personaggio, ma forse se c’è un legame fra loro, un ‘empatia, la individuo in questo rigore da una parte ed abbandono dall’altra, in questo dare importanza alla sostanza più che all’apparenza, in questa indignazione per accettare il mondo così com’è, di fronte ad ingiustizie, disfacimento e volgarità, in questa attenzione maniacale al dettaglio, ed infine in questa piena profonda consapevolezza dell’ essere umano.
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