L’INCONTRO Michela Murgia

L’INCONTRO, di Michela Murgia (Einaudi)

 

 

Un libro piccolo piccolo, novanta pagine appena, che si legge in un soffio. E che nonostante questo ha dentro la forza viva della gioventù, le dinamiche, le storie, le domande, la crescita: un romanzo di formazione in poco più di un racconto.

L’Incontro” di Michela Murgia.

Non c’è stato di famiglia che possa vincere la battaglia contro i pomeriggi di sole estivo in cui si è riusciti a infilare il primo pallone in porta tra le grida dei compagni, o liberato insieme una libellula gigante entrata per sbaglio in un retino per farfalle. Cosa può il richiamo del proprio sangue contro la consapevolezza di essere stati la causa involontaria del primo sangue sgorgato dal ginocchio di un amico?

La prima cosa che mi è venuta in mente leggendo le prime pagine di questo libro, è il famosissimo brano dell’indimenticato Giorgio Gaber, “C’è solo la strada”.

C’è solo la strada su cui puoi contare La strada è l’unica salvezza C’è solo la voglia e il bisogno di uscire Di esporsi nella strada e nella piazza Perché il giudizio universale Non passa per le case Le case dove noi ci nascondiamo Bisogna ritornare nella strada Nella strada per conoscere chi siamo.”

 

 

Perché il giovanissimo Maurizio, protagonista con due coetanei della storia, è proprio lì, nella strada che trova il mondo, che scopre il mondo, in un paesino della Sardegna, Crabas. Lì, per strada cresce, lì conosce il “noi” rispetto all’Io. Lì incontra se stesso e gli altri, perché a Crabas scoprirà che non si è io, si è noi. E i passaggi narrativi della Murgia su questo tema sono davvero belli.

Ma non c’è solo l’incontro di Maurizio, c’è anche l’incontro, quasi scontro in realtà, tra due parrocchie. E in questa sfida, in questa competizione tra due parroci, quattro statue e parrocchiani di ogni tipo, leggiamo la parte più amena dellla storia.

Gran bella lettura.

“Benedetto sempre sia il rispetto per la carne della nostra carne, ma la strada e l’averci giocato insieme offre ai bambini una più lata dimensione di parentela, che nemmeno da adulti sarà mai dimenticata.”

 

Recensione di Lauretta Chiarini

 

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