L’inedito Achille innamorato
E’ un recente caso letterario e sta infiammando il dibattito sulle reti sociali, perché offre una rilettura dei poemi omerici in chiave sentimentale che sta appassionando i lettori più giovani e romantici ma deludendo chi preferirebbe un approccio più filologico alla materia: abbiamo scelto i commenti di due lettrici per esemplificare i diversi punti di vista ma voi cosa ne pensate?
La canzone di Achille di Madeline Miller
Recensione 1
Di solito aspetto un paio di giorni prima di scrivere la recensione di un libro, così riesco a giudicarlo in modo più distaccato, posso analizzarlo nella sintassi, nella struttura, distaccarmi dalle opinioni altrui e, infine, dargli un voto.
Con questo libro è tutto differente. L’ho finito ieri notte alle 2, ho dormito 4 ore e sono andata a lavorare e non ho smesso un attimo di pensare a loro: Patroclo e Achille. E non posso attendere, devo cercare di elargire tutto il flusso di emozioni, dalla bellezza delle parole sussurrate alla delicatezza del tocco delle mani, dal mormorio dei baci nascosti al fragore delle armi.
Il romanzo è intitolato ad Achille, all’aristos achaion, al più grande guerriero della Grecia, l’uccisore di Ettore, il semidio. La sua armatura campeggia sulla copertina. Ma è la sua canzone che viene inneggiata. Achille che canta, che suona la lira,
Achille dibattuto tra l’amore e il proprio destino, tra una vita lunga e incolore o breve e colma di gloria nei secoli. E per ottenerla dovrà sacrificare Patroclo: il migliore tra i greci. Ho sempre amato la mitologia, l’epica. È stata la via che mi ha condotto al fantasy, ma leggendo questo libro ho capito cos’è la perfezione.
Un livello sublime raggiunto dalle parole, che si trasformano in suoni, odori, superfici, sentimenti e dolore, orrore e amore. Amore. Amore. Ringrazio la Miller di aver pubblicato questa pietra preziosa della letteratura. Mi ha straziato e cullato, mi ha donato un libro che rimarrà sempre nel mio cuore. Purtroppo il voto si ferma a 5⭐ ma io gli conferiscono la mia lode personale. Da leggere almeno una volta nella vita.
Recensione di Laura Rizzoglio
Recensione 2
Sono una voce fuori dal coro: non mi ha per nulla entusiasmata, tanto da abbandonarlo dopo aver arrancato fino a pagina 100 circa, perché volevo dargli una possibilità dato l’apprezzamento generale che ha avuto.
La prosa, forse colpa della traduzione, è piuttosto sciatta a mio avviso, i personaggi bidimensionali e Patroclo, che è la voce narrante, è di una insicurezza e una lagna tali che mi hanno dato l’impressione di stare leggendo twilight con gli eroi di Omero come protagonisti.
Francamente, l’ho trovato svilente del mito cui fa riferimento, forse perché amo troppo l’originale. Per una reinterpretazione dei classici in chiave moderna, avevo letto lo scorso anno “Itaca per sempre” di Malerba, che mi era molto piaciuto.
Recensione di Suada Cekaj
La canzone di Achille di Madeline Miller
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