L’INFERMIERA DI HITLER DI, di Mandy Robotham
“ La sopravvivenza è l’istinto umano
più basilare”
Libro d’esordio di Mandy Robotham, ostetrica con la passione per la scrittura, “L’infermiera di Hitler” edito da Newton Compton nel 2019, è un libro che coniuga l’immaginazione e la verità storica in maniera molto fantasiosa ma dopotutto abbastanza realistica, in una storia che non è mai avvenuta ma che avrebbe potuto anche essere vera.
Anke Hoff, levatrice ariana, sorpresa ad aiutare un’ebrea durante un parto difficile, viene mandata nei campi di concentramento perché considerata nemica del Reich. Con lei viene coinvolta tutta la famiglia.
La situazione delle donne nei campi è tragica e anche le poche nascite che avvengono, spesso frutto di violenza, non sono lieti eventi perché si concludono tutte con la morte dei neonati e lo strazio delle madri a cui vengono strappati. E’ impellente l’obbligo del mantenimento della razza ariana pura che non deve essere macchiata né da mescolanze con sangue “contaminato” né da imperfezioni di sorta. Anke viene improvvisamente prelevata dal campo e costretta, sotto ricatto, a seguire la gravidanza di una persona molto vicina al Fuhrer. Viene portata al Berghof, la residenza segreta di Hitler sulle Alpi Bavaresi e, con grande sorpresa, scopre che la sua paziente è Eva Braun l’amante ufficiale del “padre della Germania”.
Nell’immensa casa la guerra sembra non essere mai arrivata, tutto è immerso nel verde e nell’aria pura della montagna, l’odore dei corpi bruciati è lontano, non c’è fame né sofferenza e nemmeno bombe distruttive dal cielo. Eva è una donna allegra e ingenua, con gli occhi luminosi, l’ansia e la felicità visibili sul volto nell’attesa del suo bambino, l’amore assoluto per il suo uomo, fresca e solare come una qualsiasi “ragazza della porta accanto”. Talvolta si rabbuia scatenandosi in un nervosismo dal quale si può comprendere un tormento intimo che solo lei conosce.
Anke deve far forza su se stessa e sulle sue idee se vuole sopravvivere, ma l’amore per la vita e per il suo lavoro l’aiuta a non cedere alle tentazioni. La sua esistenza cambia radicalmente, il suo corpo arrivato emaciato dopo la fame sofferta nel campo si riempie, Eva è gentile con lei anche se circondata da figure poco chiare e fintamente amichevoli come Magda Goebbels, moglie del Ministro della Propaganda, alla cui maligna scaltrezza nulla sfugge. Il nascituro, tenuto segreto e ancora nel ventre materno, fa gola a molti, come se fosse un simbolo politico che può essere innalzato dal Reich stesso o dalla Resistenza. L’amore per Dieter, una SS che sembra o è tanto diverso da tutti gli altri, il coraggio e la determinazione di Anke ma anche quello dei suoi pochi amici e della sua paziente che forse non è così sprovveduta come sembrava, riusciranno a far prevalere il lato umano lasciando acceso quel briciolo di speranza appena intravisto in fondo ad un tunnel orribilmente buio?
Scritto in modo semplice e lineare, il libro racconta una storia molto avvincente che cattura fin dalle primissime pagine, in due piani temporali alternati alla perfezione e senza troppi e frequenti stacchi tra loro, avvalendosi di una trama molto intrigante che riesce a catturare l’attenzione e la curiosità di scoprirne l’epilogo che arriverà puntualmente dalla voce di una Anke ormai anziana.
Recensione di Maristella Copula
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