L’INVENZIONE DEL SUONO, di Chuck Palahniuk
Dopo gli ultimi esperimenti stroncati dai critici e dai fan di tutto il mondo (con “Beautiful You” aveva davvero toccato il fondo), l’attesa era altissima. Alcuni complottisti, in certi forum americani, avevano persino fatto circolare la voce che in realtà Palahniuk fosse morto. “E’ un clone!” dicevano, riferendosi al tizio che si vedeva in giro al posto suo. E invece eccolo qui il nostro Chuck, che dopo la sbronza torna finalmente il Palahniuk che conosciamo – quello sopra le righe e soprattutto spiazzante. O quasi.
I protagonisti sono due: un padre che non ha mai smesso di cercare la figlia scomparsa da diciassette anni e una ragazza esperta nella creazione di suoni per l’industria cinematografica. Le loro storie si alternano, ma il lettore capisce presto che sono destinate a incrociarsi. Come? Non ve lo anticipo, anche se purtroppo, ed è uno dei lati negativi del romanzo, lo si intuisce molto presto. Di positivo c’è però che Palahniuk, forse consapevole di questo, riesce a sconvolgere tutto il resto. E a molti basterà. Così come i più politicamente corretti non mancheranno di apprezzare la critica al mondo di Hollywood e alla mercificazione del dolore. Intendiamoci, argomenti importanti certo, ma che forse qui risultano fin troppo pretestuosi per come vengono trattati e rischiano di banalizzare un po’ tutto. Insomma, siamo lontani dagli altissimi livelli di “Soffocare” e “Fight Club”, ma perlomeno il nostro Chuck è tornato sulla retta via.
Avvertimento: se volete evitare scene di violenza o sangue state alla larga da questo libro, perché soprattutto nel finale c’è un episodio che farebbe rabbrividire persino il Tyler di Fight Club.
Consigliato per i nostalgici.
Recensione di Massimiliano Caruso
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