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L’inverosimile è la cosa più simile al miracolo: IL PENDOLO DI FOUCAULT Umberto Eco

L’inverosimile è la cosa più simile al miracolo: IL PENDOLO DI FOUCAULT, di Umberto Eco

Ci sono autori con i quali scocca il colpo di fulmine alle prime righe e ce ne sono altri che invece hanno bisogno di farsi conoscere, di entrare nel cuore del lettore con calma, libro dopo libro, parola dopo parola.

Ecco tra Umberto e me non è scoppiato il colpo di fulmine.

Penso di aver abbandonato Il nome della rosa almeno tre volte prima di aver portato a termine la lettura, faticosamente, piena di dubbi, domande, immense lacune. Ma la colpa non è sicuramente di Umberto, sono io che non gli ho permesso di “parlarmi”, ho trovato tutte le citazioni in latino quasi arroganti, gli innumerevoli rimandi storici, religiosi, filosofici complessi e pesanti. Ma ripeto, non ho voluto buttare giù il muro dell’approfondimento, che di solito faccio con le mie letture. Eco mi si è messo per traverso, e non sono voluta andare oltre.

Poi con La misteriosa fiamma della Regina Loana, a detta di molti uno dei suoi romanzi meno riusciti (se si può parlare di qualcosa di meno riuscito in Eco), ho imparato a conoscere l’uomo e non solo lo scrittore, il romanziere, il saggista, il professore. Si tratta infatti di una sorta di autobiografia romanzata.

Ma con Il Pendolo Eco entra di fisso nell’Olimpo dei miei autori, e proprio questo libro in questo preciso momento E’ il mio libro della vita!

Eco ha riscritto il Grande Libro della Storia, e lo ha fatto attraverso i miti classici, religiosi, druidici.

Ha scomodato la Kabala, il Santo Graal, la filosofia, le leggi della fisica, la Pietra Filosofale, credenze e superstizioni sudamericane, i Templari, i Rosacroce, i Gesuiti, Shakespeare, Hitler, Freud, Filippo il Bello, San Bernard, per dirne solo alcuni.

 

 

Tutti agiscono e si muovono come in un girotondo diabolico, un girotondo intorno ad un segreto vuoto.

Il vero si mischia con il falso. Il falso diventa vero e il vero diventa falso, in un gioco letale.

Niente è messo lì a caso, tutto concorre a creare una trama sublime, senza mai un cedimento, tutto trova la sua collocazione, ogni cosa esiste grazie ad una serie infinita di connessioni.

La cultura di Eco è smisurata, Eco è un’enciclopedia!

Non ho potuto leggere delle vicende e degli incontri di Belbo, Casaubon e Diotallevi, senza andare a cercare di chi o cosa si stesse parlando. Eco spinge, invita, accompagna all’approfondimento.

E’ anche un romanzo satirico, che prende in giro tutti quei paranoici che vedono cospirazioni ovunque, che credono che tutto sia parte di un grande complotto che ha come unico fine quello di governare il mondo.

 

 

 

Credere in un complotto permette di dare ordine ad un universo che è in disordine.

Ma l’ordine, in un mondo come il nostro che è sottosopra, corrotto, malato, non c’è e non può esserci.

Eco con Il Pendolo di Foucault denuncia il pericolo delle false dottrine accettate senza l’uso della ragione, senza l’utilizzo dello spirito critico.

Senza spirito critico si possono commettere atrocità assurde, perché accecati da falsi miti.

E quindi credere nell’esistenza di un complotto sotto sotto vuol dire giustificare i propri fallimenti, le proprie sconfitte.

Ecco perché Belbo, il vero protagonista, riscrive la Storia, per dare un senso alla sua vita, una vita in cui si è sempre tirato indietro.

Belbo è l’emblema di chi per tutta la vita cerca affannosamente il proprio Graal, senza rendersi conto che spesso questa ricerca può sfociare in un’ossessione.

E’ necessario invece tenere in allerta i sensi, le tre dimensioni (testa, cuore, pancia) perché quando capita il Momento, quel Momento, quell’attimo di eternità ed infinito che ci collega con l’universo, ecco Quel Momento deve essere vissuto, interiorizzato, apprezzato, e soprattutto compreso, perché non torna più.

Potranno essercene altri, ma non di pari intensità.

E’ inutile ricercarlo dopo.

Non si deve cercare quello che non c’è più, non si deve inventare quello che non esiste, perché “ a cercar segreti sotto la superficie si riduce il mondo a un cancro immondo.”

Già, perché uno pensa di aver perso l’attimo quando invece dovrebbe ringraziarlo per averlo avuto.

Con questo libro Eco tocca le corde più profonde del cuore, perché è un libro d’amore pur essendo basato sulla ragione.

Eco dice no al no-senso e dice Sì alla ragione e Sì all’amore!

“Jacopo Belbo non aveva capito che aveva avuto il suo momento e avrebbe dovuto bastargli per tutta la vita. Non l’aveva riconosciuto aveva passato il resto dei suoi giorni a cercare altro, persino a dannarsi. O forse lo sospettava altrimenti non sarebbe tornato così sovente sul ricordo della tromba. Ma la ricordava come perduta e invece l’aveva avuta.”

Buona lettura!

Recensione di Cristina Costa

 

Uno dei libri più comprati ma meno letti – IL PENDOLO DI FOUCAULT Umberto Eco

 

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