L’ISOLA DEI GIGLI ROSSI Li Kotomi

L’ISOLA DEI GIGLI ROSSI, di Li Kotomi (Mondadori)

Ancora una volta mi sono fatta tentare da un libro di una scrittrice orientale-stavolta nata a Taiwan, con una laurea in letteratura giapponese e cinese- che ho preso da una della biblioteche che frequento, un po’ affascinata dalla bella copertina, un po’ pensando che i miei problemi con la letteratura orientale – soprattutto giapponese- sarebbero stati mitigati dalle piccole dimensione del libro. Devo dire che ho affrontato la lettura con un po’ di preoccupazione soprattutto quando ho letto che questo romanzo ha vinto uno dei più prestigiosi premi letterari del Giappone, il premio Akutagawa, ma poi mi sono trovata di fronte un mondo pieno di misteri, un’isola bellissima in cui la struttura sociale è sostanzialmente invertita: qui l’autorità è nelle mani delle donne, una specie di sacerdotesse, le noro, che sono le custodi della storia segreta dell’isola, che usano un linguaggio solo a loro riservato e che sono le uniche a mantenere i rapporti con il mondo esterno, una specie di paradiso chiamato Nirai Kanai, dove un gruppo di loro si reca periodicamente ritornando piene di doni che servono ad integrare la produzione locale per continuare a vivere nel loro isolamento.

Nell’Isola non esiste il concetto di famiglia, i bimbi crescono come bambini di tutti e chiunque, uomo o donna, può presentare una richiesta di accudirne uno, sino a quando, diventato grande, può andare a vivere da solo; tutti possono imparare un mestiere ma solo alle donne è concesso di diventare noro, di conoscere la lingua delle donne e di venire a conoscenza dei segreti della loro storia. I protagonisti del romanzo sono tre giovani, due ragazze ed un giovane, tutti più o meno della stessa età: Umi, una ragazza, arrivata dal mare, che si risveglia senza memoria in un campo pieno di gigli del ragno rosso, gli higanbana; Yona che ha sempre vissuto nell’isola e studia per diventare noro, che trova Umi svenuta sulla spiaggia e la accoglie nella sua casa, inserendola nella vita dell’isola; Tatsu, il migliore amico di Yona e forse un po’ innamorato di lei, che sta preparandosi per svolgere il mestiere di macellaio ma che sogna di diventare una noro e per questo studia di nascosto la lingua segreta riservata alle sole donne.

Tra i tre nasce una bella amicizia tanto che Umi e Yona promettono a Tatsu di svelargli i segreti che verranno loro svelati quando diventeranno delle noro; il loro rapporto è pieno di emozioni e fa riflettere sul potere della condivisione e della determinazione, il tutto condito con una certa dose di suspence. Anche il finale, in cui viene svelata la storia dell’isola, è comunque aperto: cosa faranno le due ragazze? Manterranno il segreto delle sacerdotesse o vincerà la promessa fatta all’amico, tradendo l’impegno delle noro di non rivelare la verità sulle loro origini? Prevarrà il senso di responsabilità o le ragazze si assumeranno i rischi di prendere una decisione autonoma? Un libro per certi versi magico, un po’ distopico, avvolto da inquietanti atmosfere ma anche da delicati passaggi, specie nella descrizione del paesaggio e dei bellissimi gigli rossi. Insomma almeno un poco mi sono riconciliata con questo tipo di lettura.

Recensione di Ale Fortebraccio

L’isola dei tesori, dove gli animali sono preziosi

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