L’ISOLA DOVE VOLANO LE FEMMINE, di Marta Lamalfa (Neri Pozza-maggio 2024)
Una terra avara a cui gli uomini strappano con fatica i frutti, un mare minaccioso, una società di “vinti” senza speranza di un futuro migliore: sembrano gli elementi di una narrazione verista di fine ‘800. Siamo, invece, agli inizi del secolo scorso nella più piccola delle Eolie, Alicudi, dove l’autrice ambienta le vicende dei Virgona, soprannominati “Iatti”, gatti. Naturalmente c’è spazio anche per le storie di altri abitanti dell’isola che entrano nel quadro generale quando la voce narrante, Caterina, osserva il loro incrociarsi con quelle della sua famiglia. Giovanissima, non ha gli strumenti per esprimere compiutamente i pensieri, ma sa riflettere su quanto accade intorno a lei. Dopo la morte della sorella gemella, costretta a farsi carico anche del duro lavoro dei campi, osserva tutto ciò che accade intorno a lei e cerca spiegazioni nelle parole dei ‘catananni’ o nelle storie antiche della sua terra; la attrae quella sulle “majare”, donne che conoscono incantesimi potenti e sono addirittura capaci di volare. Questo si dice di Caloria, che ha rifiutato il matrimonio e le leggi arcaiche della piccola comunità per vivere a modo suo.
Senza esprimerlo apertamente, ma sentendolo fortemente, la ragazza tenta di adeguarsi a questo modello ignorando che la sorte sta preparando una strada per la realizzazione del suo sogno di liberta’. I campi di segale da cui si ricava l’unico pane che gli arcudani possono permettersi vengono infestati da un fungo che provoca allucinazioni. Gli isolani vedono persone scomparse da tempo, piogge di pomici, figure inquietanti; Caterina, invece, potrà volare lasciandosi alle spalle una vita che ha soltanto subìto. In quest’atmosfera magica si inseriscono, con la figura di Ferdinando, uno dei prigionieri del Castello di Lipari, le inquietudini sociali di quegli anni che sembrano fare presa sul padre di Caterina, ma non interessano gli altri abitanti, incapaci di pensare al di là del ristretto orizzonte dell’isola da cui la stessa Lipari appare come un luogo fiabesco e il resto del mondo tanto immenso da non poter essere neanche pensato.
Recensione di Miranda Valsi
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