Lo scarafaggio di Kafka, la balena di Melville… IL PICCIONE Patrick Süskind

Lo scarafaggio di Kafka, la balena di Melville… IL PICCIONE, di Patrick Süskind (Longanesi)

La vista di un piccione diventa un pretesto per uno sproloquio che a confronto le mie recensioni sono acqua fresca.

Un tizio esce di casa, incontra il volatile in questione, dà fuori di matto, poi torna a casa e tutto rientra nella normalità.

Però lui ora è un uomo nuovo. Un uomo che ha visto un piccione.

..dunque,

senza tediarvi che per poche righe, partiamo dal fatto che lo sappiamo tutti che un simbolo è un simbolo e come tale non va ridotto ad una spiegazione razionale (lo scarafaggio di Kafka, la balena di Melville, etc) però in questo racconto a mio avviso il ruolo del piccione è pretestuoso.

Süskind tenta il colpo di creare un archetipo universale, di elevare il suo pennuto a eterno simulacro dell’angoscia dell’uomo contemporaneo postbellico. Ma fallisce.

Ci può stare, no? È umano e perciò fallibile. E dunque fallisce. La parte più interessante di questo racconto è il fatto di non aver centrato il segno. Diciamo che è la parte extraletteraria.

Personaggio non tanto ben delineato (addirittura in un certo punto del testo la sua età cambia, per una svista autoriale, per poi tornare quella di partenza). Psicologia decisamente borderline, con la quale è difficile in principio immedesimarsi. Dal momento che tutti viviamo dei disagi psicologici, ma di norma rientrano all’interno di un quadro sociale che più o meno si mantiene in equilibrio.

Ma in questo caso no: il racconto parla di un essere umano già radicalmente segnato che entra in crisi alla vista di un innocuo pennuto (..ma in crisi forte, ha una specie di attacco di panico molto potente, anche questo per fortuna non capita a tutti..).

Si fa tutto un viaggio mentale che da subito parte sopra le righe. Ma parecchio sopra (sviluppo psicologico, questo sconosciuto). Patisce, suda, si imbestialisce, rimugina, caracolla. Tutto sempre da solo.

Poi torna a casa e capisce che la vita è bella anche se fa male / e torneremo tutti a cantare / e a farci fare l’amore, l’amore, dalle infermieeeeeereeee.

Imbarazzante, al solito, il tentativo volpino degli editori di nobilitare l’opera con la frase in fascetta: “A tutti noi, prima o poi, capiterà di incontrarlo. Sapremo riconoscerlo?”.

Sì – suggeriamo – è quello con la maglietta bianca e la scritta sulla schiena:

“Pensati tubante”.

IL PICCIONE ☆ Patrick Süskind

Recensione di Marcello Ferrara Corbari

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