LO SCHIAFFO, di Christos Tsiolkas (Beat)
Melbourne, c’é un barbecue organizzato a casa di Hector e Aisha.
Si sente il profumo, il chiacchiericcio degli invitati, i profumi, il calpestio dei piedi, le risate, i toni. Tra i presenti amici e parenti, multietnie che vivono in Australia.
Presente e vivace al barbecue una comitiva variegata sotto tanti aspetti.
All’improvviso si sente il suono di uno schiaffo.
Uno schiaffo durante una riunione tra parenti e amici di vecchia data.
Un semplice (?) schiaffo e vengono portati a galla antichi rancori, si alimentano gelosie trattenute da troppo tempo e spezzato quel velo di ipocrisia che teneva cementata con difficoltà l’allegra “combriccola”.
La scintilla che genera il romanzo in tutte le sue parti è un avvenimento apparentemente irrilevante che coinvolge e stringe nelle proprie spire, è il caso di dirlo, tutti i personaggi.
Lo schiaffo, appunto.
Un sonoro schiaffone che Hugo, bambinello pestifero e ineducato dell’età di quattro anni, si vede rifilare da un adulto. E questo adulto è Harry, uno dei numerosi invitati al barbecue che ha luogo in un normalissimo pomeriggio australiano di fine estate. Un barbecue che funge da ritrovo per una grande quantità di persone che gravitano attorno alla ufficiosa comunità greca, anch’essa aperta a molteplici relazioni multiculturali.
Questo schiaffo diventa una lama che taglia l’apparente sintonia, diventa lo specchio in cui ogni protagonista è costretto a guardare.
Lo schiaffo è lo spartiacque.
Sgorgano le opinioni, mute, sussurrate o urlate che mostrano le personalità e le opinioni di Harry, Sammi, Hector, Aisha, Anouk, Bilal, Connie, Richie, ma, soprattutto, dei genitori del bambino in questione, Gary e Rosie.
Un capitolo per ogni personaggio, così Tsiolkas convince il lettore a guardare nel pozzo di ognuno e capire che ci sono tanti punti di vista.
Schiaffo si? Schiaffo no?
Io stessa ho preso posizione.
Questo è un libro che prende i polsi e non li lascia. La lettura scorre fluida ma Tsiolkas da così tanti dettagli che si ha bisogno di tempo per assimilarlo e per capirne la grandezza. Viene descritto uno spaccato sociale credibile, perché non edulcorato, anzi é vero, crudo, pesante; Tsiolkas è moltl bravo nel descrivere, guardando in faccia la quotidianità, quei piccoli grandi orrori di cui si nutre la società attuale senza cercare escamotage particolarmente drammatici o sbalorditivi.
La realtà di fatto “impressiona”.
Il lettore qualche schiaffo lo prende sia per la eccezionale semplicità della scrittura sia per tutta la bellezza che questo romanzo descrive gettandosi a piene mani nel buio dei vari personaggi.
C’é un approfondimento psicologico dei personaggi degno di un romanzo qualificabile come eccellente. Ogni capitolo è dedicato a un personaggio di cui si riferiscono i sogni, le aspettative, le crepe, i demoni, soprattutto la fragilità e l’insicurezza.
Dei personaggi resta incollata sulla pelle la loro profonda solitudine.
Io ho amato molto questo libro e mi sono presa del tempo per poterlo recensire nel miglior modo possibile.
Consigliato a chi ama i libri che pesano, a chi ama gli autori in grado di non farsi dimenticare. Non è un libro per tutti.
Recensione di Maria Elena Bianco
LO SCHIAFFO Christos Tsiolkas
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