LO SCIALO, di Vasco Pratolini
Questo monumentale affresco storico e sociale della Firenze del primo ‘900 è forse il più potente dei libri di questo grande scrittore. Il periodo storico abbracciato dal romanzo va dagli anni immediatamente precedenti alla prima guerra mondiale, comprende gli anni della guerra, i confusi anni del dopoguerra, l’ascesa e l’affermazione del fascismo fino all’inizio degli anni ’30.
Principali protagonisti del romanzo sono due famiglie fiorentine: Giovanni e la moglie Nella e Adamo che sposa Ninì, la figlia del suo principale. Giovanni ex soldato e decorato di guerra, impiegato delle ferrovie, perde il lavoro per via delle sue simpatie socialiste ma ha grandi ambizioni di riscatto e di ascesa sociale e si mette nel commercio del ferro. Adamo è tutto preso dal magazzino in cui lavora e di cui è il fulcro. Alla morte del padrone sposa la figlia che ha sempre amato. Ninì è una donna irrequieta, fascista della prima ora, trascorre la maggior parte dei suoi giorni nei poderi proprietà della famiglia da incontrastata padrona e coltiva un amore saffico con la giovane Maria detta Fru.
Attorno a questi protagonisti ruotano decine di personaggi secondari non meno importanti: il padre e la zia di Nella, il vinaio, i vicini di casa di Giovanni e Nella spesso arrestati dalla polizia per motivi politici, il bambino di Giovanni e Nella, Fernando e la piccola banda di ragazzi di strada suoi amici, personaggi che più “pratoliniani” di così non si può, il borgo di Scandicci e i suoi abitanti, le due meravigliose famiglie dei poderi di Ninì con patriarchi, vecchi e vecchie, giovani, bambini, amori, storie e segreti, e poi le anime nere dei fascisti con i vari personaggi, picchiatori e assassini nelle spedizioni notturne e rispettabili cittadini di giorno con mogli, figli e amanti.
Le storie personali e la Firenze di un secolo fa sono il quadro in cui si collocano i cambiamenti di questo turbolento periodo storico e le ambizioni di ascesa sociale soprattutto di Giovanni e Nella.
L’autore descrive come meglio non si potrebbe alcune realtà di allora come la condizione delle famiglie dei mezzadri (i poderi di Ninì), il borgo di Scandicci, covo di sovversivi socialisti, e la citta di Firenze.
Insomma un vero e proprio mondo da esplorare e ogni cosa, ogni avvenimento, ogni parte di Firenze e dintorni, ogni dialogo, ogni pensiero di ogni protagonista, ogni meschinità è raccontata da Pratolini con una efficacia e con una raffinatezza esemplari. E’ uno di quei libri che quando lo hai finito ti ricordi i protagonisti uno per uno come se fossero gente di famiglia.
Un libro un po’ lungo forse, oltre 1200 pagine, in alcuni punti inevitabilmente un po’ lento ma nell’insieme davvero una grande opera. Un libro che una volta letto non si dimentica più.
Recensione di Stefano Benucci
Lo scialo Vasco Pratolini
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