LO SPECCHIO DELLE NOSTRE MISERIE, di Pierre Lemaitre
Parigi, 1940. Una “drôle de guerre“, una strana guerra scoppiata da poco con le avanzate tedesche e dai contorni ancora sfuggenti fa da sfondo alle vicende e alle storie di alcuni personaggi “normali”, qualunque: ecco la cameriera-maestra Louise e il suo datore di lavoro signor Jules ma anche l’enigmatico dottor Thrion, che si rivelerà coprotagonista di un intrigo farscesco e insieme tragico a cui approderà anche il picaresco soldato Raoul con il suo alter ego opposto Gabriel, con la guardia mobile Fernand (e il grande amore per la moglie Alice), con i trasformismi di Désiré…
Come un abilissimo burattinaio capace di non allentare mai la presa sul lettore, Lemaitre li muove sul fondale di una Francia ingrigita, annerita, spezzettata da una guerra prima appena avvertita, poi incombente e drammatica. E mi fanno ridere, o mi fanno pena, tutti quelli che paragonano i mesi infausti dell’emergenza Covid a una guerra: la lettura delle bellissime pagine di Lemaitre saprà, spero, convincerli delle stupidaggini in cui si dibattono.
“Lo specchio delle nostre miserie”, forte di una scrittura piana però mai banale (e onore, come sempre, alla traduzione!) e comunque capace di avvincere e attrarre inesorabile alla pagina successiva, conclude una trilogia aperta da “Ci rivediamo lassù” e proseguita con “I colori dell’incendio“, che sinceramente non avevo letto. Ho conosciuto Lemaitre, e ne ho amato la scrittura, con “L’abito da sposo” e poi “Lavoro a mano armata”.
Completerò le lacune.
Recensione di Paolo Pellegrini
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