LO SPETTRO, di Jo Nesbø
Il peggiore e il migliore è tornato. E cerca di farcela di nuovo.
Vorrebbe occuparsi dell’omicidio per droga di Gusto Hanssen, diciannove anni, spacciatore e assuntore. Trovato cadavere il 12 luglio, morto dissanguato in seguito a un colpo d’arma da fuoco al torace. Ma non può perché interdetto.
Ricompaiono personaggi noti, i tre amici di Harry rimasti in polizia: Bjorn Holm della Scientifica e Beate Lonn della Scientifica e Gunnar Hagen capo dell’Anticrimine.
Mikael Bellman che lavorava alla Kripos ora dirige l’Orgkrim che nel frattempo è diventata la più grande divisione del settore anticrimine ed ha accorpato al suo interno Criminalità organizzata, Antirapina, Antitrafficking, Narcotici.
Oleg.
E’ talmente cambiato da non essere più lui. Indossa un paio di jeans Diesel e una felpa nera con cappuccio e scritta “Machine Head” che evidentemente non può far riferimento ai Deep Purple…
Cinque anni dal loro ultimo incontro, ora ha diciotto anni e soprattutto guarda Harry senza espressione alcuna.
HARRY. SEMPRE SULL’ORLO DEL BARATRO, PER LUI VINCERE O PERDERE NON FA POI GRAN DIFFERENZA.
HARRY. I CANI SCALCIANO.
CERCANO NUOVAMENTE DI AZZANNARTI, GRAFFIARTI, ABBAIANO FINO A NON AVERE PIÙ VOCE E LI SENTI FIN DENTRO L’INTESTINO, STESO SUL TUO LETTO, AD OCCHI CHIUSI, IN COMPAGNIA DELLA PIOGGIA, SPERANDO, ANCORA UNA NOTTE CHE IL SONNO VENGA A SALVARTI.
INVANO.
QUAL È IL NOME DEL TUO VELENO?
“Vengo con te, Harry.” Vengo con te. Vengo con te.
Perché alla fine di tutto c’è lei, lei e poi e ancora e sempre e solo lei.
Riconosco dalle prime righe lo stile di Nesbø, partenza lenta e faticosa, leggera salita, poi pian piano arrivo in pianura, improvvisamente sono in caduta libera verso un finale travolgente…forse sconvolgente. Sicuramente appassionante, fino a creare in me quel bisogno che se non è proprio quello che Oleg, Gusto, Irene, anelano per la violina…è qualcosa che anche io voglio assolutamente appagare.
Violina, protagonista anch’essa di questo romanzo, una sostanza diversa dall’eroina, somiglia più al levorfanolo, la bomba atomica degli oppioidi, un potentissimo antidolorifico; molto di più della morfina e dell’eroina. Con effetti più duraturi. Ne bastano bassissime quantità, soprattutto se iniettate.
Il pericolo deriva dalla dipendenza, è quella a distruggere la qualità della vita.
“Lei crollò completamente. Allora le dissi che avevo qualcosa che avrebbe aggiustato tutto. Preparai una siringa e lei mi fissò con due enormi occhi umidi quando trovai una vena azzurra nella sua pelle sottile e bianca e poi introdussi l’ago.
Mentre abbassavo lo stantuffo sentii gli spasmi propagarsi dal suo corpo al mio. La sua bocca si aprì come in un orgasmo muto. Poi il flash calò una tenda scintillante sopra il suo sguardo.…”
Non condivido chi dice che questo romanzo ha un finale prevedibile. Ritengo sia l’unico possibile, e non perché voglio a tutti i costi, ancora una volta, santificare questo scrittore.
Penso solo sia molto bravo e tanto furbo.
Penso che la lettura crei una fantastica e perversa dipendenza, ed è bellissimo il legame che si instaura tra l’autore e chi lo legge.
I protagonisti prendono forma e hanno vita propria, anche se solo per la durata di una storia. Per poi ritornare a vivere in me in quella successiva. E’ straordinario e anche divertente.
Certo…è un’arte, e come tale capacità di non tutti gli scrittori.
Ma probabilmente dipende maggiormente dalla disponibilità a liberare la mente per farsi portare dagli eventi, per viverli.
Harry, sei andato a Hong Kong, ma sei riuscito a sottrarti agli spettri? Sono diminuiti?
Con gli spettri il segreto sta’ nell’avere il coraggio di guardarli abbastanza attentamente e a lungo da capire che sono appunto questo. Spettri, morti e impotenti.
HARRY…LI SENTI ANCORA I CANI?
“È un po’ come nella musica. Non saprei spiegare, ma alla fine vorrei rimanesse un’emozione, una commozione.”
Jo Nesbo
Recensione di Mariangela Aurilia
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