L’ORA DI AGATHE, di Anne Catherine Bomann (Iperborea)
È nell’ora di Agathe che uno psicanalista e la sua paziente scavano a vicenda nel loro intimo.
In uno scambio di ruoli, il dottore e la paziente si confrontano e si confondono per cercare una via di uscita ed una risposta alle loro ossessioni.
Sono entrambi a loro modo malati e ognuno ha bisogno dell’altro per guarire.
“L’ora di Agathe” di Anne Catherine Bomann, scrittrice e psicologa danese, è un romanzo breve edito da Iperborea che si legge in poche ore, complice anche la bellissima copertina che ispira subito pacatezza e serenità.
Di altro genere invece saranno le pagine che ci attendono.
La voce narrante maschile è quella dello psicanalista, ormai in età avanzata, scapolo e misantropo che vive tra casa e studio, abitudinario e ossessivo il cui unico interesse è ormai la prossima pensione.
Un giorno però incontra Agathe che sconvolgerà la sua vita e le sue certezze.
Agathe, è una giovane donna in preda a crisi depressive e maniacali che lo costringerà suo malgrado a farle da terapeuta.
Una donna all’apparenza fragile ma al tempo stesso forte e determinata che costringerà il dottore ad affrontare per primo le sue paure:” Ma dottore, come può passare l’esistenza ad alleviare il dolore degli altri se non ha consapevolezza del suo?”
Le ossessioni della donna, il suo male di vivere si intrecciano a quelle del suo terapeuta che dovrà mettersi in discussione scavando nella sua solitudine e infelicità per trovare delle risposte alla sua esistenza.
Entrambi in quell’ora compiono una sorta di viaggio in cui, alleggerendo a vicenda i loro cuori e svelando le loro mancanze, ritroveranno se stessi fino al finale catartico in cui vi è la presa di coscienza che la vita può sempre ricominciare, che non ci si può accontentare di esistere, che è giusto anche soffrire pur di vivere una vita senza la paura di sbagliare e qualsiasi momento anche l’ultimo è quello adatto per rimettersi in gioco.
È un libro emotivo, delicato, coinvolge a tal punto che una volta terminato ci sembrerà di aver partecipato a quelle sedute le cui tematiche riguardano ciascuno di noi.
Recensione di Gabriella Patriarchi
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