L’OSPITE INATTESO Patricia Gibney

L’OSPITE INATTESO, di Patricia Gibney (Newton Compton)

 

Questo romanzo è il primo episodio di una saga dedicata alla detective Lottie Parker, e ha tutte le premesse per diventare una delle mie autrici preferite insieme ad Angela Marsons.

Questo, nonostante Newton “un grande thriller” Compton. Mi piacerebbe molto, davvero molto, come sia possibile che il titolo originale “the missing ones”, che si potrebbe tradurre come “quelli scomparsi” o qualcosa di simile, sia invece diventato “l’ospite inatteso”, posto che mai, in nessuna parte della storia, arriva qualcuno che non ci si aspettava. L’unica ipotesi che mi viene in mente è che vogliano sfruttare la pubblicità dell’omonimo film (anche in quel caso, col titolo tradotto ad mentula canis, ma quantomeno più adeso), ma che ovviamente non c’entra nulla.

Il libro consta di circa 460 pagine, scritte in un formato atipico molto fitto (intorno alle 45 righe per pagina), probabilmente per contenere i costi di stampa e non spaventare il lettore che, con il formato tradizionale, si troverebbe davanti un mattone scritto da un esordiente. Personalmente non mi fa alcuna differenza, né la notorietà dell’autore e né il volume del libro, il mio discrimine è la trama che leggo nel risvolto. Se mi prende, bene, altrimenti ciccia. Ad ogni modo, lo stile di scrittura della Gibney, stilisticamente pulito e senza troppi fronzoli, ma con quanto basta di dettagli aggiunti per calare il lettore nella scena, fa scorrere via le pagine senza intoppi, in un meccanismo ben oliato che trascina nella storia di perversioni e crudeltà e rende sempre più difficile interrompere la lettura. Nota: le scene forti non sono descritte in modo dettagliato, ma nemmeno “politicamente sorvolate”; non so spiegarlo esattamente, ma pur senza “far uscire l’immagine dalle pagine”, come mi è capitato con altri autori, comunque fa visualizzare nella mente una fotografia disturbante della vicenda, quindi non è un libro adatto per chi è facilmente suggestionabile.

Tantomeno è adatto per mamme pancine e/o fanatici del Chiesa’s Fan Club, perché l’immagine che ne viene dipinta non credo sarebbe approvata dal Vaticano. Sfortunatamente è reale, e i fatti di cronaca vera ce lo rammentano impietosi.

La storia viene suddivisa in giorni (di indagine) ed è narrata attraverso circa 110 capitoli, scritti sempre in tradizionale terza persona al passato remoto. Alla fine di ciascun “giorno”, c’è un episodio in corsivo, che ricorda un episodio riferito ai tempi in cui si è creato l’antefatto citato nel Prologo.

In sintesi, alcuni bambini in una specie di orfanotrofio sono testimoni di un crimine commesso da chi gestisce la struttura. Scopriremo strada facendo che il Sant’Angela, orfanotrofio in questione, è terra indisturbata di caccia di un prete pedofilo. Le sue gesta sono le basi per ciò che viene narrato ai giorni nostri, con una sfilza di omicidi che continua a crescere, e che coinvolge i bambini citati all’inizio.

La protagonista, Lottie Parker, è una detective della polizia, vedova con 3 figli adolescenti, che cerca di barcamenarsi fra il dolore della perdita del marito, il lavoro, e la cura dei figli.

Il personaggio è caratterizzato in modo magistrale, probabilmente perché l’autrice, che ha vissuto lo stesso dramma, ha scritto questo romanzo per motivi “terapeutici”, come specificato nella quarta di copertina. Gli altri personaggi naturalmente non hanno beneficiato di un simile approfondimento, ma questo è il primo episodio e la protagonista è Lottie, quindi ci sarà tempo per sviluppi. Probabilmente, a mettere giù tutto da subito, si sarebbe allungata troppo (e inutilmente) una storia che è già lunga e ben articolata di suo. Non svelo nulla, ma il finale è decisamente interessante.

Voto: 8,5

Recensione di Mitia Bertani

L’OSPITE INATTESO Patricia Gibney

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