LOTTA COMBINAGUAI, di Astrid Lindgren
“Di punto in bianco Lotta ha preso dal suo panino una fetta di salame e l’ha appiccicata sul finestrino. La mamma si è arrabbiata tantissimo e le ha chiesto: -Perché metti il salame sul vetro?-
-Be’, perché si attacca molto meglio delle polpettine- ha risposto lei.”
Delizioso. Ogni tanto, durante la lettura, mi giravo verso Filippo, il mio cucciolo più piccolo, e gli chiedevo divertita: “Ma tu ti chiami Lotto?”. Fatto sta che lui, alla piccola birba di Lotta, ci assomiglia un sacco (e ho la sensazione che molti bimbi di 4-5 anni ci assomiglino).
Lotta ha 4 anni, è la più piccola di 3 fratelli e ne combina e ne pensa una più del diavolo. Senza malizia, chiaro. E’ una bambina, e in quanto tale fa ragionamenti diversi da quelli degli adulti, interpreta il mondo a modo suo, vive delle più serie stramberie. Sono “seri” i bambini, certo, e sono da prendere sul serio. Può capitare che se ne escano con idee per noi strampalate, come appunto attaccare fette di salame ai vetri del treno (perché? Perché le polpette non si attaccano, è OVVIO!), sedersi su un mucchio di letame sotto la pioggia aspettando di crescere, attaccare le frittelle agli alberi, trovare soluzioni originali alle mezze parolacce, traslocare all’improvviso. Ma sono seri, lo sono tremendamente, e Astrid Lindgren l’aveva capito. Quanto sono freschi e sinceri, quanto poco contorti i loro ragionamenti!
Abbiamo riso, abbiamo riso tanto, io Francesco e Filippo: abbiamo riso non DI Lotta, ma CON Lotta. Abbiamo riso dei luoghi comuni, delle risposte “ragionevoli”, delle ovvietà da grandi. Non c’è niente di ovvio, invece.
Mi sono messa anche io a testa in giù, a guardare il mondo da un’altra prospettiva, ed e’ stato bello.
Recensione di Benedetta Iussig
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