L’UCCELLO BLU DI ERZERUM, di Ian Manook (Fazi)
Sì, è proprio lui, l’autore della trilogia mongola di Yeruldegger e di Mato grosso, Ian Manook, pseudonimo di Patrick Manoukian, che qui ci racconta la terribile storia vera di due sorelline sopravvissute al genocidio armeno, Araxie e Haiganouch, la prima delle quali era sua nonna. “L’uccello blu di Erzerum” è un romanzo assolutamente da leggere per conoscere, per immedesimarci in quei personaggi reali, in carne ed ossa, perché è la storia che la nonna gli raccontava quando era un bambino; si può così sentire tutto l’orrore di quello che è considerato il primo genocidio del ventesimo secolo, l’orrore vissuto da un intero popolo massacrato dall’impero ottomano negli anni tra il 1915 e il 1916, massacro che continuò anche per parte degli anni venti, e che ispirò Hitler per compiere l’olocausto degli ebrei durante la seconda guerra mondiale.
Il libro ci racconta, con cruda dovizia di particolari le tremende vicende avvenute in quegli anni: dall’eliminazione di tutti i maschi adulti, trucidati nella maniera più barbara, alla deportazione di donne, vecchi e bambini, agli stupri sistematici delle ragazzine, poi vendute come schiave alle famiglie turche o come prostitute negli harem del morente Impero ottomano; ci racconta poi della diaspora dei sopravvissuti attraverso l’Europa sino agli Stati Uniti, dove gli armeni sfuggiti riescono a rifarsi una vita in un alternarsi di speranze ed angosce. Un libro scritto per non dimenticare perché la memoria è fondamentale, perché quello che è avvenuto non debba ripetersi più, anche se purtroppo proprio in questi giorni dobbiamo prendere atto che l’uomo tende a ripetere continuamente i propri errori, comportandosi non molto diversamente dai massacratori del passato, anche quando ha sofferto sulla propria pelle la distruzione di un popolo per una ideologia criminale
Recensione di Ale Fortebraccio
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