L’UOMO CHE CADDE SULLA TERRA, di Walter Tevis
Un alieno che si fa chiamare Newton, dalle sembianze molto simili a quelle dei terrestri, si costruisce una finta identità di cittadino americano per riuscire a raccogliere fondi coi quali portare a termine una disperata missione di soccorso al suo pianeta, morente in seguito a una guerra nucleare che ne ha alterato irrimediabilmente il clima.
Smascherato dagli agenti governativi degli Stati Uniti e accusato di immigrazione clandestina, Newton viene sottoposto a ogni tipo di controllo medico nella speranza di penetrare più a fondo i suoi segreti, con pessimi risultati.
L’Uomo Che Cadde Sulla Terra è un romanzo etichettato come “fantascientifico” perché il suo protagonista è un alieno ma, a parte questo, il romanzo non parte da un presupposto scientifico o sociologico e la narrazione si concentra sull’esperienza privata di Newton, personaggio che assume sembianze, mentalità e debolezze tipicamente umane e anche le vicende che lo vedono coinvolto non sono molto diverse da quelle che riguardavano chiunque tentasse, negli anni 60 come oggi, di entrare “illegalmente” negli Stati Uniti.
Il romanzo quindi si sofferma a raccontare la solitudine di un personaggio che ha amato, ma ora non è più nelle condizioni di farlo, che è solo perché niente di ciò che lo circonda gli è familiare, che non ha legami con niente e con nessuno ma che si strugge di nostalgia per una famiglia e degli amici irrimediabilmente perduti a causa dell’intervento dei terrestri.
Il romanzo è ambientato nel futuro, una curiosa versione del 1985 desolante e deprimente, molto lontana dagli scenari iper-veloci e coloratissimi, o decadenti e cupi, con cui la fantascienza di una certa epoca ha spesso immaginato gli anni 80: nel romanzo di Tevis non ci sono droghe sintetiche o invasive scelte tecnologiche, non ci sono guerre telematiche condotte nel nome di distorte ideologie e nemmeno terroristi cibernetici, piuttosto c’è rarefazione emotiva, senso di perdita, malinconia e pochi elementi “futuribili”.
Consiglio la lettura di questa storia di emarginazione, di ipocrisia e di rifiuto del diverso ancora molto attuale, nonostante gli anni, scritta in uno stile non esattamente impeccabile ma che tocca da vicino il lettore contemporaneo proprio per la capacità di affrontare temi importanti in modo diretto e di mettere al centro della narrazione l’elaborazione psicologica di una vicenda personale.
Da non perdere nemmeno la trasposizione cinematografica di Nicolas Roeg.
Recensione di Valentina Leoni
Titolo presente anche su Un Libro in un Tweet
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