L’UTILITÀ DELL’INUTILE, di Nuccio Ordine (La nave di Teseo)
Come gli altri ti trattano è il loro karma, come tu reagisci è il tuo.
Come gli altri scrivono libri è il loro karma, come tu li leggi è il tuo.
Così disse il maestro.
Dopo avermi messo preventivamente in guardia su quanto sia difficile trovare l’alba dentro l’imbrunire.
Al maestro premeva sottolineare, a mio avviso, quanto l’essenza di qualcosa spesso si riveli dimorare (o celarsi) nella sua inessenzialità (o apparenza).
Per cui la sostanza è la forma, e la forma la sostanza.
L’abito fa il monaco.
E l’apparenza dice le cose come stanno.
A volte, non sempre.
Credo che dicesse qualcosa di simile anche Oscar Wilde, così a memoria.
E naturalmente le due facce della medaglia possono convivere, più o meno pacificamente, secondo le antiche concezioni ellenistiche dell’armonia degli opposti.
Dunque in cosa consiste questa utilità dell’inutile che ha stregato milioni di lettori/acquirenti col fascino rubescente del suo titolo provocatoriamente ambiguo? Me compreso.
Consiste nel rivendicare il primato (o perlomeno la dignità) delle discipline umanistiche ormai relegate a fanalino di coda nel monopattino scolastico della contemporaneità. Tutta votata ad un iter curriculare strettamente tecnico perché maggiormente applicabile alla realtà del mondo del lavoro.
Ordine Nuccio ribadisce con fermezza che materie come il greco e il latino sono alla base del pensiero logico e della civiltà occidentale. Quella stessa civiltà che oggi le ripudia al grido agonizzante di: “Tu quoque, fili mi?”.
Non leggetelo. È inutile.
L’UTILITÀ DELL’INUTILE ☆ Nuccio Ordine
Recensione di Marcello Ferrara Corbari
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