
M. La fine e il principio, di Antonio Scurati (Bompiani – aprile 2025)

M di Scurati..ultimo atto. Siamo arrivati alla fine del dramma nell’ultimo libro dedicato alla figura di M. Il libro più tragico, posseduto da un plumbeo senso di angoscia, paura e tragedia. La vera protagonista dell’ultimo atto, infatti, è la Milano, sede di fatto del governo della Repubblica sociale italiana negli ultimi 600 giorni di guerra, una città tetra, dominata dai nazisti e percorsa da bande di fascisti assassini, sconvolta da bombardamenti terribili e dove i partigiani dei Gap provano a reagire. M. vive a Salo sul lago e non conta più nulla, Scurati descrive gli ultimi tre anni del duce vivisezionando un apparente potere svuotato di ogni significato.
Con il suo inevitabile destino, l’arresto e la fucilazione di M, al netto di tutte le ricostruzioni storiche, concentrandosi sulla psicologia del personaggio e sul sabba infernale con lo scempio di piazzale Loreto. La prosa è sempre ridondante, evocativa, complessa, sicuramente la cifra di tutto la ricostruzione storica del personaggio Mussolini, una sorta di docu letteratura, di cui il primo atto, la presa del Potere di M. rimane l’episodio più riuscito. Questo ultimo atto invece fornisce un senso di angoscia profonda, dominata da uno strazio senza fine per le centinaia di vittime delle persecuzioni naziste e fasciste ma anche per un senso di claustrofobia e di caos che inevitabilmente scaturisce dalla fine del regime.
Alla fine, rimane un senso di paura per qualcosa che potrebbe sempre risorgere. A ben guardare le biografie di tutti i protagonisti alla fine del libro, molti fucilati e condannati dai partigiani, molti salvati dalla giustizia contraddittoria del dopoguerra molti finiti in una solitudine spaventosa, emerge il senso di un regime che ha bloccato la storia d’Italia per tutta la fine del 900.Ma fortunatamente, anche nella breve scheda dedicata a Lilia Segre, rimane anche il senso che possiamo salvarci, tutti, se intendiamo la vita come empatia, dedizione, rispetto e resilienza.
Recensione di Fabiomassimo Spinosa
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