MADRE D’OSSA, di Ilaria Tuti (Longanesi – giugno 2023)
Il commissario Teresa Battaglia ha deposto le armi. L’ incessante avanzare della malattia di Alzheimer ha fatto sì che Teresa, affidandosi alle cure amorevoli della sua famiglia non naturale se ne stia tranquilla a casa sua con Alice e il suo cane. Lì pensa che sia Massimo Marini e tutto si aspetterebbe tranne di trovarla su un luogo del suicidio di un ragazzo e per di più avvinghiata al cadavere del ragazzo stesso compromettendone la scena.
La sua fantastica famiglia non naturale entra di nuovo in scena per proteggerla da se stessa e dagli altri. Ad incasinare le cose ci sono, oltre alla memoria latente di Teresa, anche gli incubi ricorrenti di immagini arcaiche, le crisi d’identità e la mancanza di freni inibitori di cui Teresa è afflitta. Tutti pensano che sono disturbi del comportamento da associare alla malattia, ma nulla è come appare, come sempre tutte le volte che c’è di mezzo Teresa Battaglia.
Qualcuno vuole incastrala o è la sua malattia che la sta imprigionando? Ma l’intuito e l’empatia di Teresa Battaglia sono sempre lì e grazie ad essi riemerge tutta la straripante forza di questo commissario indomito.
Il mondo ha comunque ancora bisogno di Teresa Battaglia, anche con le sue fragilità
Continua con questo sesto libro la serie che vede protagonista Teresa Battaglia, che ora è a riposo perché l’Alzheimer che l’ha colpita sta avanzando in maniera preoccupante e la sta rendendo sempre meno lucida ed autonoma. Per questo tutti i componenti della vecchia squadra le fanno intorno come una cintura di protezione per salvaguardare il commissario, che hanno imparato a d amare e rispettare, soprattutto da se stessa, da una Teresa che spesso guardandosi allo specchio non si riconosce , che urla di rabbia e di paura perché sempre più spesso è preda di incubi;
E così Parisi, Carli e soprattutto Massimo non la abbandonano, mai costituendo per lei assieme ad Alice la famiglia affettuosa e premurosa che Teresa non ha mai avuto.
In questo libro, anch’esso ambientato in Friuli, ritroviamo l’atmosfera di leggende e misteri che avevamo trovato in Ninfa dormiente: anche qui simboli ancestrali, storia ed archeologia si mischiano ad una storia di morti misteriose, che sembrano riportare alla luce strani rituali che richiamano alla mente degli esperti un fenomeno emerso dal passato definito delle ” morti inquiete”, con il ritrovamento in alcune catacombe di scheletri di nani acondroplasici sepolti assieme ad altri cadaveri con strane legature e posizioni.
In questa atmosfera si inseriscono i nostri protagonisti perché Teresa, suo malgrado, viene coinvolta nelle morti misteriose e la sua famiglia acquisita si sente in dovere di proteggerla e difenderla con azioni al limite della legalità.
La trama è complicata e tutti sembrano brancolare nel buio nonostante l’aiuto di Elena, la compagna di Marini, archeologa incinta ormai quasi a termine. Anche Teresa, seppure con i limiti imposti dalla sua malattia, combatte ed indaga con il suo intuito che nonostante tutto non viene meno.
Sarà con questo bel libro che Ilaria Tuti accommiaterà Teresa Battaglia da noi lettori che abbiamo imparato ad amare con le sue debolezze e con i suoi punti di forza? Forse ancora no ma, a mio avviso, arriverà presto il momento di lasciare per sempre questa donna così forte e nel contempo così fragile. Per adesso godiamoci questa storia!
Ho letto tutto di un fiato quest’ultimo (spero per il momento) libro della serie che ha come protagonista Teresa Battaglia, commissario ormai ex, dal carattere forte, ma anche fragile. Purtroppo la sua arma fondamentale è minata dall’ Alzheimer. Pian piano luci ed ombre affollano la sua mente e incidono sul suo umore.
Di Teresa ci si innamora subito, è come se facesse parte della nostra vita, della nostra quotidianità. Non vorresti mai lasciarla andare.
In questo nuovo romanzo viene coinvolta in un omicidio, si trova accanto al cadavere di un ragazzo e non ricorda nulla.
Sarà l ‘ ispettore Marini a trovarla e a cercare di capire cosa sia accaduto
Una serie di vicende porteranno alla luce una storia antica, tramandata a diverse generazioni, la storia della Madre d’ossa.
” La Madre d’ ossa aprì gli occhi, li spalancò nella luce che tagliava di traverso l’ombra. Sgranchì le membra e il dolore percosse le vertebre. Le avevano insegnato che il dolore era vita. Stese le braccia e le gambe, del colore del gesso. Incurvò la schiena fino a gettare indietro la testa. L’ addome gonfio si tese. Il suo corpo gemeva come canne al vento. Era una musica di tendini. Lei ricordò luoghi lontani, memorie remote. Sollevò una mano, e poi l’altra, e scoccò una freccia immaginaria che un giorno del passato aveva realmente sibilato nel cielo terso. Le sue mani erano forti, brandivano il comando, portavano il vessillo.
La Madre d’ossa strisciò sulla pietra, saggiò l’aria sulla punta della lingua, annusò il cambiamento arrivare: vibrava nascosto nel moto del pianeta, ma i suoi sensi lo sapevano comprendere.
Si acquattò guardinga, eccitata.
Presto sarebbero cominciate le litanie, i racconti di tutto ciò che era stato.
Intinse le setole nel colore e scrisse :
Sono nata per vivere per sempre. “
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