MAIGRET E IL CASO SIMENON Maurizio Testa

MAIGRET E IL CASO SIMENON, di Maurizio Testa (Homo Scrivens)

L’autore, massimo conoscitore italiano di Simenon e delle sue opere sceglie un modo originale e ben riuscito di raccontare una vita già scandagliata da diversi biografi affidandone il compito ad un commissario che con l’indagato ha lungamente avuto a che fare: nasce così questa opera atipica che si legge proprio come un’inchiesta del commissario Maigret, ma che informa come una vera e propria biografia di Georges Simenon.

Il governo francese prima di legare il nome di Georges Simenon all’immagine internazionale della cultura francese vuole essere sicuro, per cui occorre stabilire se si tratta di un venale mangiasoldi o di uno scrittore geniale.

Ma perché affidarla proprio a Maigret, quest’indagine così delicata e complessa? Perché, come ci rammenterà il giudice Comeliau – a sua volta esecutore di un volere superiore – Maigret aveva conosciuto lo scrittore al tempo in cui si firmava Georges Sim e frequentava gli uffici della polizia giudiziaria per documentarsi prima di mettersi a scrivere, firmandosi con il proprio nome per intero, la serie dei romanzi con Maigret come protagonista.

Ed ora, ironia della sorte, Maigret proprio di questo deve occuparsi: “ma che ne sapeva lui di letteratura e di romanzieri… e poi non aveva nemmeno letto nulla di quel… Sim o Simenon che fosse”, a differenza di sua moglie, la signora Maigret, che i romanzi di quel tale li aveva letti, di nascosto, con una punta di compiacimento.

Ordunque visto che gli ordini dei superiori non si discutono, volente o nolente, Maigret inizia la sua inchiesta insieme ai suoi uomini: Lucas, Torrence e Janvier; senonché stavolta deve indagare non su un malvivente, ma su uno scrittore non più in vita.

Dagli incartamenti che il giudice gli mette a disposizione, cercando, secondo la sua inconfondibile propensione, di entrare nel personaggio indagato, per sondarne aspetti del comportamento e pieghe del carattere, con il ricorso ad articoli, a fotografie, a viaggi in America ed in Svizzera per ascoltare le testimonianze di chi l’aveva frequentato e ben conosciuto, col fine di redigere ad indagine conclusa un rapporto, benevolo o malevolo, sullo scrittore belga.

L’indagine si complica dato che il giovane Simenon non era solo innamorato dello scrivere, ma frequentava con altrettanto amore la bella vita e le donne – Joséphine Baker, per dirne una delle 2.000… Un bel personaggio fin da primi tempi, dunque, caparbio ed ambizioso, capace in seguito di alimentare leggende come quella della ‘gabbia di vetro’, rinchiuso nella quale avrebbe dovuto scrivere a tempo di record un romanzo sotto gli occhi del pubblico.

Vicende dello scrittore e ricerche del commissario si intrecciano senza dare l’impressione che le seconde suonino come un puro pretesto per dar conto delle prime; ha ragione l’autore quando, in apertura, definisce il suo libro come un’opera atipica che si legge come un’inchiesta del commissario Maigret, ma che informa come una vera e propria biografia di Georges Simenon.

Un bellissimo giallo, pardon, racconto biografico con scoop finale

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