MANI NUDE, di Paola Barbato (Piemme)
Per una volta sono senza parole: la Barbato ci regala un libro sporco, crudo, violento, dove l’uomo si trasforma in bestia e tutti gli affetti si mutano in ostacoli. Un libro che fa male, molto male, perché fa riflettere, su cosa l’uomo è disposto a fare per sopravvivere, ma ti schifa, ti nausea, ti annichilisce maggiormente per quello che l’avidità, il desiderio di potere scatena in quello che dovrebbe essere un uomo. Perché a modo suo ricorda la disumanizzazione dei campi di concentramento, di Guantanamo, dei gulag, delle prigioni senza regole e diritti che nonostante le belle parole esistono, eccome, e quante, nel nostro mondo che diciamo civilizzato.
Ah, la storia, direte voi, di cosa parla questo libro. Racconta di Davide Bergamaschi, sedici anni, uscito per festeggiare il suo compleanno con gli amici e rapito, brutalizzato, trasformato in un assassino per sopravvivere.
L’autrice, Paola Barbato, è sceneggiatrice di fumetti, tra cui molti Dylan Dog, ha iniziato a pubblicare libri nel 2006, con Bilico, a cui è seguito proprio Mani nude e altri titoli, è attiva nel sociale ed ha dimostrato una maestria suprema nella scrittura, in questo libro soprattutto.
Leggetelo, mi raccomando, perché merita, ma solo se siete di stomaco forte…
“prima è stato solo un mestiere come un altro. Dopo è diventata un’arte. Il trucco è smettere di pensare a loro come persone. Bisogna riuscire a scomporli, separare i vari elementi. Le parole, i lamenti, alla fine cosa sono? Sono solo suoni. E le lacrime sono solo acqua, e il corpo è solo carne. Cose, capisci? Alla fine diventano cose… E uccidere una cosa non è nemmeno uccidere, è solo farci un buco dentro.” (cit.)
Recensione di Giulia Quinti
MANI NUDE Paola Barbato
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