MAPOCHO, di Nona Fernández (gran via)
Può un fiume essere testimone della verità?
Possono le acque putride, fangose nauseabonde, marce intonare, con il loro scorrere, il grido della morte?
Testimone della menzogna, del fluire doloroso, il fiume Mapocho, che attraversa il Cile, è il vero protagonista di questo romanzo.
Nei secoli ha visto il sangue scorrere lungo i suoi argini, sentito le grida di dolore e di conquista e, nel suo fluire, si è accollato le colpe dei tiranni, ha consolato gli innocenti, ha miscelato la morte allo scorre della vita.
Un romanzo forte, morboso, prutrescente dove i protagonisti vengono immersi in un mondo onirico, abissale, una dimensione maledetta. Un romanzo che, con lucida follia, mescola la carne, il sangue, alla dolorosa memoria dei ricordi.
Non è di facile lettura, assolutamente no.
La storia di un paese martoriato, falsa e menzognera, si confonde con la verità dei ricordi della storia personale di chi lì è nato e non potrà mai scappare!
Morte e vita si confondono in un giro vorticoso di ricordi confusi e nebulosi e paradossalmente di una lucidità devastante.
Nelle pagine i protagonisti giocano con la morte, “la morte è una menzogna”, perché “la storia non si ferma mai”
Leggerlo è un massacro emozionale!E malgrado la storia, sin dalle prime pagine, si presenta violenta in ogni senso, lo stile la riscatta dal groviglio morboso in cui spesso precipita.Uno stile asciutto, pulito, scorrevole inversamente proporzionale al suo sporco contenuto.
” Intrighi, racconti di fantasia, storie amare, trame mal costruite, finzioni, tranelli, inganni, falsità. Menzogne. Quante menzogne.
Le menzogne si costruiscono con le parole. Escono da una bocca indecente ed essendo fatte di lettere prendono vita nel momento in cui vengono pronunciate. Le menzogne hanno le ali e volano come un avvoltoio, girano sulla carogna e si nutrono di quelli che non hanno anima, di quelli che non sanno, che non vedono o non vogliono vedere. Le menzogne ingannano, si fissano per iscritto, seducono dalle insegne al neon, nelle vetrine colorate, nelle biblioteche, nelle alte torri dai vetri oscurati. É così facile viverci dentro e lasciarsi avvolgere dai loro incantesimi”
Recensione di Patrizia Zara
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