Marianna. Io sono la monaca di Monza, di Matteo Strukul (Nord Sud – ottobre 2023)
“Mi dedicai alla preghiera. Anche se non riuscivo a concentrarmi. Il volto di Gian Paolo Osio mi tormentava. Quel sorriso sfacciato, quegli occhi di fiamma. Le sue offese come coltelli nel petto. E il suo modo di fare spavaldo in una maniera che mi risultava insopportabile”.
“Cinque braccia per tre: tanto è grande il mio universo, oggi.
Cinque braccia per tre è il mio destino per sempre”.
Tutti conosciamo triste vicenda della monaca di Monza, avendo letto e studiato i “Promessi Sposi” di A. Manzoni. Sappiamo benissimo la cura attenta che mise il Manzoni nel comporre i personaggi del suo romanzo tutti basati su una attenta ricerca storica sia su di essi, sulle loro vicende e del secolo in cui è ambientato il romanzo.
Tra i personaggi che mi hanno sempre affascinato ( Don Rodrigo, Fra’ Cristoforo, l’Innominato, il Cardinal Borromeo) c’è lei: Virginia di Leyva ovvero la monaca di Monza. Alla sua vicenda sono stati dedicati molti film e libri che l’hanno presentata sempre nel modo peggiore. In questo romanzo, i terribili segreti e i peccati del passato di Marianna Virginia de Leyva vengono raccontati attraverso la voce della stessa protagonista e leggendo , pagina dopo pagina, ci si trova immersi in una grande storia d’amore, passione e delitto. Lettura affascinante e coinvolgente anche nella asprezza delle descrizioni di certe situazioni. Donna fragile ma al tempo stesso decisa e consapevole del baratro in cui sta scivolando, “monaca per forza” cerca di resistere a questa passione- amore che la trascina in un vortice di sensazioni mai provate e ne sarà travolta. In quella cella in cui è rinchiusa, mentre ricorda il suo terribile vissuto, cosa rimane di lei? potrà guadagnarsi il perdono, se un perdono esiste per un’anima come la sua? In questa sua lunga confessione, Marianna , si mette a nudo non tralasciando nulla. E’ un viaggio all’interno di se stessa che fa con spietata crudezza.
“Col passare del tempo ho conosciuto il peggiore dei persecutori: il rimorso. Cinque braccia per tre sono il mio rimpianto”.
Per lei non si possono provare che due sentimenti: orrore e pietà
Recensione di Lidia Campanile
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