MATO GROSSO, di Ian Manook (Fazi)
Dopo la trilogia ambientata in Mongolia che vede come protagonista il poliziotto Yeruldegger, ho voluto sperimentare un altro libro di Ian Maook leggendo questo Mato Grosso, ambientato in America Latina, un continente che mi ha sempre affascinato ed in cui ho anche viaggiato abbastanza, anche se non nei luoghi descritti nel libro.
Siamo in una regione del Brasile al tempo in cui è avvenuta una storica inondazione del Pantanal, una parte del Mato Grosso, caratterizzata da un esteso terreno paludoso, soggetto a periodici allagamenti. E qui in un’atmosfera ricca di torpore e particolarmente afosa e si svolge la storia, ricca di violenza e passione, che vede protagonista uno scrittore, Jacques Haret, ritornato in Brasile dopo molti anni, invitato da una fantomatica casa editrice a presentare il suo ultimo libro. Ma l’uomo troverà invece una vecchia conoscenza, un ex ispettore di polizia che lo accusa di omicidio e lo costringe a rileggere il suo stesso libro, in cui veniva raccontato il periodo trascorso in Brasile nel passato ed il cui contenuto avrebbe sconvolto la moglie; come in una partita a scacchi i due personaggi raccontano la loro verità creando un’ atmosfera piena di suspence che ci accompagnerà sino alla fine . Ci troviamo quindi di fronte ad un romanzo nel romanzo con molti richiami letterari ed in cui, a mio avviso, sulla storia prevale l’atmosfera dovuta ad un ambiente selvaggio e pieno di insidie, in cui assume particolare rilevanza il jacaré, un caimano che vive nelle acque del Pantanal, ed il cui nome crea una particolare assonanza con quello del protagonista.
Manca però, in questo libro, una figura potente come quella di Yeruldegger- qui abbiamo varie figure e nessuna di esse è particolarmente simpatica- e la descrizione dell’ambiente, così affascinante per la Mongolia, qui è torpida, ambigua, come del resto lo è la trama, in cui realtà e finzione sono difficilmente distinguibili e senza confini definiti.
In definitiva un romanzo interessante ma che non mi ha particolarmente colpito, tanto che ho durato abbastanza fatica a finire
Recensione di Ale Fortebraccio
La trilogia Yeruldelgger – Morte Nella Steppa – Tempi Selvaggi – La Morte Nomade Ian Manook
La trilogia Yeruldelgger – Morte Nella Steppa – Tempi Selvaggi – La Morte Nomade Ian Manook
Commenta per primo