MECANICA DI UN ADDIO, di Carlo Calabrò (Marsilio – 2024)
Scoperto in libreria su consiglio della libraia e finito d’un fiato, in tre giorni: è un thriller avvincente, di quelli che non riesci a mettere giù perché devi assolutamente scoprire cosa succede dopo, e ogni volta succede qualcosa che non ti saresti mai aspettata.
Racconta la storia di Florian Kaufmann, uno svizzero che vorrebbe fare soldi in modo onesto in Amazzonia, ma si scontra con la realtà che è molto, troppo diversa dai suoi sogni: la sua segheria prende fuoco e nelle ceneri viene ritrovato un cadavere piantato lì dai suoi rivali. E da quel momento comincia un percorso in cui Kaufmann deve indagare per conto suo (perché i due poliziotti incaricati del caso, peraltro personaggi spassosissimi, non hanno idea di cosa fare e infatti prontamente accusano lui) e soprattutto capire cosa fare per liberarsi di una situazione in cui rischia tutto, vita compresa.
L’ambientazione nella foresta amazzonica è particolarmente ben riuscita, sia perché colloca i personaggi in condizioni estreme (animali feroci compresi) analizzando in profondità i loro aspetti psicologici; sia perché porta con sé la parte più interessante del romanzo, ovvero le osservazioni e le riflessioni sull’ambiente, sulla distruzione e sugli incendi e sul profitto a tutti i costi.
In Meccanica di un addio c’è un equilibrio interessantissimo tra la durezza e la violenza di alcuni dei temi trattati (corruzione, devastazione ambientale, tradimento, narcotraffico…) e la capacità dell’autore di raccontare tutto in una chiave ironica, che permette di leggere anche i capitoli più duri e impattanti con un sorriso divertito.
Consigliato a chiunque abbia a cuore i problemi ambientali, naturalmente, e a chiunque ami i gialli e i thriller un po’ fuori dall’ordinario (non quelli da commissario col trench, per intenderci: è più un ibrido tra avventura e thriller psicologico). E speriamo che l’autore ne scriva presto un secondo!
Recensione di Viviana Esposito
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