MENDEL DEI LIBRI, di Stefan Zweig
” Perché viviamo, se il vento che ci sospinge porta via subito anche l’ultima delle tracce che abbiamo lasciato?”.
Camminando per le vie di Vienna a qualcuno potrebbe venire in mente di cercare il Caffè Gluck per ritrovare un angolino buio e vuoto in cui un tempo Mendel era solito passare le giornate sommerso dai libri. Non troverebbe nulla. Il caffè Gluck non esiste. Come non esiste Mendel se non nella nostra memoria dopo averlo letto.
Eppure è strano, è lì davanti ai nostri occhi, lo vediamo dondolare davanti alle pagine, immerso in un mondo che è solo suo, lontano dalle brutture della realtà.
Un mondo che si sgretola con la guerra. La sensazione che questo libro lascia addosso è di orrore. Orrore di fronte alla guerra passata, che distrugge tutto, anche la mente di un uomo in cui la memoria è il suo grande prodigio; orrore per quello che si preannuncia, per l’indifferenza che di lì a poco scoppierà dilagante di fronte alla follia collettiva, orrore per la crudeltà dell’uomo che non ha limiti.
E la memoria è l’unica arma che esiste per combattere tutto questo. L’uomo deve solo rendersene conto.
“i libri si creano solo per continuare a restare uniti agli uomini ben oltre la breve durata del nostro respiro, e difendersi così dall’impietosa controparte di ogni esistenza: la caducità e la dimenticanza.”
Recensione di Luciana Galluccio
MENDEL DEI LIBRI Stefan Zweig
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