MERAVIGLIA, di Francesco Vidotto
Lorenzo a malincuore ha dovuto lasciare il paesino di montagna dove è nato e cresciuto per trasferirsi a Conegliano, dove suo padre ha trovato un lavoro ben retribuito con cui riuscire a mantenere la famiglia. La città, il primo anno di liceo, i nuovi compagni, non piacciono a Lorenzo, e il suo malessere – accompagnato anche da difficoltà nell’apprendimento – si ripercuote sui disastrosi risultati scolastici.
Solo l’incontro e la progressiva conoscenza di Lavinia, ragazza più grande di qualche anno che frequenta lo stesso liceo, dà conforto e stimolo al giovane. Tra i due ragazzi nasce un’amicizia immediata e un legame che risulterà molto profondo anche quando si ritroveranno diversi anni dopo aver terminato la scuola. Lavinia così forte quando salva Lorenzo da tre bulletti della scuola, si mostra poi nella sua vera estrema fragilità, svelando il rapporto difficile con il padre alcoolista violento e vedovo di quella madre che ha lasciato la ragazzina troppo presto: “Si è beccata un cancro di quelli che ti fulminano che nemmeno te ne accorgi. C’è di buono che in un mese è finito tutto. Ha sofferto poco, credo. Io, invece, da morire. Il dolore è come la sabbia di una clessidra: si trasferisce da una persona all’altra e, meno soffre chi se ne va, più sabbia rimane da gestire a chi resta”.
Dopo una prima parte in cui il romanzo segue i canoni della narrativa adolescenziale rischiando di apparire quasi scontato – seppur arricchito da sagge riflessioni -, verso metà testo spicca il volo prendendo una forza magnetica inattesa, passando per abusi su minori, droga e prostituzione sino ad arrivare ad un finale potentissimo ad effetto, che riscatta le debolezze dei protagonisti e inneggia alla vittoria della vita sulla morte.
Un racconto forte, quello in cui Vidotto ci conduce con maestria tra vicende cruente e feroci ambientate in città, per poi ritrovare la pace e la serenità in quelle montagne tanto amate dall’autore, sempre presenti quali scenario delle sue scritture.
Francesco Vidotto nasce nel 1976; dopo aver conseguito la laurea in economia e aver lavorato alcuni anni come consulente d’azienda, decide un cambiamento radicale e si ritira in Cadore, nella casa lasciatagli dai nonni. Qui, incoraggiato dal regista Pupi Avati e dallo scrittore Mauro Corona, inizia la sua professione di scrittore, ottenendo premi e riconoscimenti ad ogni pubblicazione.
Recensione di Roberto Accarino
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