MIA REGINA Baptiste Andrea

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MIA REGINA, di Baptiste Andrea

“Mi sa che è stato proprio lì, in mezzo agli sterpi secchi che mi pizzicavano le caviglie, che sono scivolato lentamente fuori dall’infanzia per diventare un uomo. Era molto semplice, a pensarci. Dovevo solo accettare la rabbia di Viviane insieme alla sua amicizia. Erano belle tutte e due perché venivano da lei. Bastava solo saper guardare.”

 

Jean Baptiste Andrea, regista francese, fa il suo esordio sulla scena narrativa con “Mia regina” e lo fa vincendo il Prix Femina des lycéens e il Prix du premier roman. Romanzo di formazione, “Mia regina” è un inno alla natura, alla purezza e all’innocenza dei bambini.

 

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Ci troviamo nel 1965, in una non ben precisata località francese del Sud. Shell, il bambino protagonista, vive con i genitori nella vecchia stazione di servizio, circondato dalle montagne e dalle pompe di benzina, che aspira a lavare. Questo suo mondo, piccolo e ordinato, non basta a Shell per vivere felice. Quando sente i genitori discutere la possibilità di mandarlo in un istituto per ragazzini “come lui”, Shell si sente in dovere di dimostrare ai suoi genitori che non è più il loro amato e piccolo bambino ma che è diventato un uomo. Per il piccolo-grande Shell, non ci sono dubbi su come si faccia a dimostrarlo: si deve partire per la guerra.

 

 

Con addosso il suo giubbino preferito e il fucile di suo padre, Shell si avventura sull’altopiano, co-protagonista dell’intera vicenda: lo scenario bucolico che ci viene offerto è il nido perfetto per vivere indisturbati. Sarà proprio lì infatti, che Shell incontrerà Viviane, sua compagna di giochi e sua regina, regina dell’intero altopiano, capace di far piovere e scatenare forti venti. Grazie a Viviane, la guerra scompare dai pensieri di Shell che ha un unico obbiettivo: vivere per sempre con lei sull’altopiano, nell’ovile dove ha trovato riparo.

 

 

Come tutti i bambini della sua età, Shell è però senza filtri: talmente innocente da non comprendere la scomparsa improvvisa di Viviane, tema che accompagna i lettori durante la seconda parte del libro che, in nemmeno 130 pagine, ci lascia con il sorriso di chi si è saputo perdere tra le righe di una storia così semplice ma così complessa come solo lo sguardo di un bambino ci poteva raccontare.

Lo studio della copertina è magnifico: il libro è una grande promessa fin dal primo sguardo. Le sensazioni di libertà, innocenza e delicatezza che si avvertono osservando l’immagine della copertina (una bambina che guarda spensierata un punto non ben precisato) ci portano subito a respirare l’aria che tira tra le righe della narrazione. Per me, esordio promosso a pieni voti!

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