MIDDLEMARCH, di George Eliot (Bur)
Un bellissimo classico di fine Ottocento, ambientato in un’immaginaria cittadina di provincia delle Midlands, che descrive attentamente la società inglese dell’età vittoriana partendo da una visione soggettiva dei vari personaggi fino ad arrivare a quella collettiva. Una società basata soprattutto sulle apparenze e sui pregiudizi, dove ognuno deve rivestire il proprio ruolo senza uscire dagli schemi se non vuol finire sulla bocca di tutti. Dove la maggior aspirazione per una donna è fare un buon matrimonio e per l’uomo è arricchirsi. Ma fortunatamente ci sono anche persone con obiettivi diversi.
Come una dei protagonisti, Dorothea, giovane idealista che decide di sposare un uomo più anziano, uno studioso che credeva avesse grandi ambizioni ma che poi si rivela una persona meschina. E da qui una concatenazione di eventi portano Dorothea, che a tratti mi ha ricordato un po’ Jo March per il suo desiderio di conoscenza, un po’ Melania Hamilton per la sua grande bontà d’animo e l’accettazione di ciò che la vita le riserba, con tratti di Jane Eyre per infine stupirci sfidando le convenzioni alla Rossella O’hara, a diventare il filo conduttore tra le varie famiglie, rivelandosi anche un deus ex machina per alcuni personaggi.
Un romanzo specchio della società del tempo, molto descrittivo e con tantissimi riferimenti letterari senza però dimenticare un uso incredibile dell’ironia.
Recensione di Laura Necco
MIDDLEMARCH George Eliot
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